Superlega, il peggior attacco al calcio di tutti

Corte di Giustizia Europea: le schermaglie polemiche fra gli avvocati di Juve, Barça, Real e i legali Uefa confermano che il progetto del Club dei Ricconi o presunti tali non è stato partorito per promuovere il football. Ma per cercare nuove entrate che contribuiscano a ripianare bilanci in deficit. Con tanti saluti a chi, sul campo, conquista il diritto di partecipare alle coppe europee.
Superlega, il peggior attacco al calcio di tutti© Getty Images
Xavier Jacobelli
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Casomai ce ne fosse stato bisogno, la prima udienza davanti alla Corte di Giustizia Europea che emetterà il suo verdetto entro la fine dell'anno, ha confermato cosa sia e intenda essere la Superlega per i tre club superstiti rispetto agli altri nove che, nell'aprile 2021, si erano squagliati quarantotto ore dopo il parto. "La Superlega è un campionato chiuso riservato ai club più ricchi ed è incompatibile con il modello sportivo europeo basato sul merito. La Superlega è l'esempio perfetto di ciò che conosciamo come cartello". Parole e musica di Donald Slater, avvocato dell'Uefa, lesto a rintuzzare il prologo del collega Miguel Oriozola Alen, legale di Barcellona, Juve e Real o, per meglio dire, di Real, Barcellona e Juve visto che catalani e bianconeri sono a rimorchio dei madridisti: "Siamo qui in difesa della libertà che fanno dell'Unione Europea un territorio unico al mondo, proponendo di lottare contro pratiche antieconomiche".

141, 5 milioni al Real

Curioso che, nonostante queste "pratiche antieconomiche", Real, Barcellona e Juve abbiano fatto fuoco e fiamme quando Ceferin aveva minacciato di escluderle dalle sue competizioni, l'ultima edizione della più importante delle quali è stata vinta dal medesimo Real che, grazie al trionfo sul Liverpool del 28 maggio scorso, incasserà 141,5 milioni di euro. Curioso che i quindici soci fondatori, poi ridottisi a tre sotto il peso della rivolta dei tifosi e del veto dei più importanti leader europei, rappresentassero i club più indebitati del continente. Dietro i discorsi di principio e i bla bla bla ammantati di retorica liberista, c'è una semplice verità: la Superlega è il progetto elaborato da un Club di Ricconi o ex o presunti tali, considerati alcuni bilanci, forsennatamente alla ricerca di nuovi introiti per ripianare passivi sempre più preoccupanti. Punto. L'esercizio è assolutamente legittimo, ma quanto ci vuole a dirlo con chiarezza? E ancora: il concetto stesso di Superlega e i criteri di ammissione che non risulta siano stati radicalmente cambiati sono un attacco alla meritocrazia sportiva. La qualificazione a una coppa europea si conquista sul campo, non per benevola concessione di chi si autoproclama Eletto fra gli eletti e, magari, non vince la Champions League da ventisei anni (Juve)) o da sei anni (Barcellona). Se ci fosse stata la Superlega, mai e poi mai lo Sheriff Tiraspol avrebbe giocato in Champions e sarebbe addirittura andato a vincere per 2-1 in casa del Real Madrid (28 settembre 2021).

Il montepremi

Sempre per via di un curioso concetto di coerenza, da un lato Real, Barcellona e Juve portano l'Uefa davanti alla Corte Europea di Giustizia, dall'altro non vedono l'ora di scendere in lizza nella prossima Champions League, il cui montepremi passerà da 1,95 miliardi a 2,02 miliardi di euro. Ancora: la sola partecipazione frutterà a ogni società un gettone di 15,64 milioni di euro; nella fase a gironi, ogni squadra riceverà 2,8 milioni per ogni vittoria, 930 mila euro per ogni pareggio; l'ingresso negli ottavi frutterà un premio di 9,6 milioni; nei quarti di 10,6 milioni; in semifinale di 12,5 milioni; in finale di 15,5 milioni; chi vince, intasca anche un bonus di 4,5 milioni. E poi c'è il market pool, con la manna dei diritti tv. All'anima delle pratiche antieconomiche..


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