Vialli e la sua Londra, una finestra sul mondo

La casa a King’s Road, le serate allo Sketch o al ristorante italiano Wimbledon appuntamento fisso E il sabato mattina allenamento al golf club: swing da semipro
Vialli e la sua Londra, una finestra sul mondo© Getty Images
Gabriele Marcotti 
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LONDRA - Se Cremona è rimasta sempre la città del cuore, e degli affetti familiari, Londra è stata la sua finestra sul mondo. Da subito travolto e incantato dalla sua rutilante unicità, un caos ordinato. E' stato lo stesso Gianluca Vialli a confessarlo più volte, quando gli si chiedeva conto della sua fuga all’estero, nell’estate ’96, nonostante le convincenti offerte della Juventus. Ancor prima di averci vissuto, era già affascinato da Londra, dalla sua gente, dal suo calcio. La Premier League nel suo destino, un’icona del Chelsea che ha contribuito a rivoluzionare il calcio d’Oltremanica. E che ha scelto la capitale britannica anche per il dopo-calcio, una volta appesi gli scarpini al chiodo e rinunciato alla carriera di allenatore. Per costruire la sua famiglia, dopo l’incontro galeotto con Cathryn, un’affascinante donna, arredatrice d’interni che diventerà sua moglie, e madre delle sue bambine, Olivia e Sofia, entrambe nate a Londra. Come a voler ribadire il forte legame, ora anche di sangue, con la città.

Come molti expat, anche Vialli ha cambiato diverse abitazioni, ma senza mai allontanarsi troppo da King’s Road, l’arteria dello shopping che attraversa il quartiere di Chelsea. Qui lo si poteva vedere camminare, riconosciuto ma mai assillato, anche nei suoi anni di massima popolarità. L’Inghilterra gli piaceva anche per questo, per l’understatement, il rispetto della privacy concesso alle star. Che gli permetteva una vita (quasi) normale, come di frequentare – specialmente nei suoi anni da calciatore - i locali più alla moda senza dare troppo nell’occhio. Come lo Sketch, un magnifico club ospitato nell’ex maison dello stilista Dior. O la Locanda Locatelli, ristorante italiano stellato nel cuore di Mayfair. Vialli amava Londra perché sa essere cosmopolita ed inclusiva, multietnica e sorprendente. Dove chiunque si può sentire a casa, nella condivisione delle regole basilari della convivenza. Quell’equilibrio in continua evoluzione tra libertà e senso civico.

E l’amava anche perché mecca indiscussa dello sport, di qualsiasi disciplina. Un valore aggiunto non da poco per un campione, come Vialli, appassionato agonista ancor prima che professionista vincente. Non mancava quasi mai l’appuntamento di Wimbledon: varcava i cancelli dell’Old England Club ogni anno con rinnovato stupore e sincera ammirazione per la sua tradizione ultrasecolare. E poi c’era la sconfinata passione per il golf, che aveva sostituito il calcio come passatempo prediletto. Al Dukes Meadows Golf, club di Chiswick era di casa, il sabato mattina. Qui si allenava in campo pratica, assistito da coach. Nonostante un handicap da semiprofessionista, da inguaribile perfezionista non smetteva di lavorare per migliorare lo swing. E poi Twickenham, il tempio del rugby, scoperto dopo essere stato invitato una volta dall’ex compagno Dennis Wise. Senza dimenticare Wembley, lo stadio dell’ultima redenzione con la nazionale.


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