Vialli, il ricordo di Mancini: "Era il migliore di tutti"

Il ct era volato a Londra il 29 dicembre, quando ha visto e salutato Vialli per l’ultima volta. Si erano messi a ridere e scherzare, parlando di Samp e Mantovani
Vialli, il ricordo di Mancini: "Era il migliore di tutti"© EPA
Alberto Dalla Palma e Fabrizio Patania
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Un volo segreto a Londra, poche ore prima di Capodanno, senza farsi fotografare all’ingresso del Royal Marsden Hospital di Londra, dove era ricoverato Vialli. L’ultimo abbraccio risale al 29 dicembre, sapevano che non si sarebbero più rivisti. Il ct Mancini, con il cuore in tumulto, ha nascosto le lacrime. Si è fatto forza, dentro un vuoto cosmico, nel tentativo di rendere l’addio il più dolce possibile. Si sono messi a ridere e scherzare, come ai tempi in cui a cena da Edilio, il ristorante vicino allo stadio Marassi, disegnavano con i grissini la formazione che avrebbero suggerito a Boskov. Serenità, divertimento e la stessa spensieratezza che hanno provato a conservare sino all’ultimo istante di un’amicizia durata quarant’anni. Chissà cosa si saranno detti. Il ct ha voluto dedicarci un’immagine bella, quasi poetica, pensando al papà di quella meravigliosa favola blucerchiata. Un sorriso per non annegare nella tristezza. «Luca rideva. Abbiamo scherzato. Gli ho detto che alla Samp prendeva uno stipendio più alto del mio. Il presidente lo pagava più di me. A Mantovani piaceva così». Quello era anche il patto segreto della Samp. I due gemelli, tenuti insieme da Mantovani. Mancini, ai tempi dell’Under 21, convinse Vialli a trasferirsi da Cremona a Genova. Martellava il presidente per averlo al suo fianco. Sarebbero diventati una coppia meravigliosa. 

Vita insieme

Roberto ora si sentirà più solo. Il 16 dicembre, tre settimane fa, se n’è andato Mihajlovic. Ieri è toccato a Vialli. «Dopo pochi giorni dall’addio di Sinisa, ho perso un altro fratello. Anzi, un fratellino, come amavo chiamarlo, perché ci siamo incontrati a 16 anni e non ci siamo mai più lasciati. Tutto il cammino insieme. Giovanili azzurre, Nazionale, la Samp, le gioie, i dolori, i successi e le sconfitte. E poi le due notti di Wembley. In una abbiamo pianto insieme per il dolore e per l’amarezza, tanti anni fa. Nell’altra abbiamo pianto di gioia, come se fossimo stati uniti dal destino, prima della sua scomparsa». L’abbraccio con Vialli resta la cartolina più bella dell’Europeo vinto a Londra nel 2021, a distanza di 29 anni dalla finale di Coppa Campioni persa dai blucerchiati contro il Barcellona. 

Coraggio

Il 14 dicembre Vialli si era staccato formalmente dalla Nazionale, tentando di affrontare l’ultima battaglia. Una settimana dopo, entrando a Coverciano per lo stage dedicato ai giovani, Mancini era dilaniato dal dolore. Aveva appena salutato Mihajlovic. Come se due tra i suoi migliori amici ci volessero dire, dentro l’inverno senza Mondiale, che una sconfitta non equivale a una tragedia. Sembra strano, ma è così. Se ne sono andati nel momento più delicato nella carriera dell’amico ct, escluso dal Qatar. «Gianluca era il migliore di tutti noi, un centravanti completo, un uomo perfetto e coraggioso. Ho sperato a lungo che potesse diventare il presidente della Sampdoria, avrebbe aperto una storia meravigliosa come quella da calciatore. Per me è stato un privilegio essere suo amico e suo compagno di squadra e di vita». Mancini, un anno dopo il suo ingresso sulla panchina azzurra, lo avrebbe ritrovato al suo fianco a Coverciano come dirigente. «Ringrazio il presidente Gravina. Lo ha voluto in Nazionale e ne sono stato felice. Ha avuto un ruolo decisivo per la conquista del titolo europeo. I giocatori lo amavano. Gianluca ha avuto la forza e ci ha dato un coraggio che non conoscevamo e che lui usava per combattere la malattia tanto da starci accanto fino a che ha potuto». Il ct raggiungerà Londra nei prossimi giorni per i funerali in forma privata. Ieri ha voluto dedicare un messaggio alla famiglia. «Mando un abbraccio grande alla moglie, alle figlie, ai genitori, ai fratelli e alle sorelle». E poi la promessa. «Saluto un altro fratello, dopo Sinisa, ma con la sua forza andrò avanti per dedicargli qualcosa di importante che io e lui sognavamo da una vita». Riportare l’Italia sul tetto del mondo, come Vialli scelse di scrivere sul suo libro Azzurro.


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