Davide Astori raccontato dal fratello: "Sembra che ci guidi da lassù"

Bruno parla dell’affetto della Viola e di Firenze: “Il 4 marzo non ci annichilisce più. Pioli ci è stato sempre vicino, come Saponara, Biraghi e i tifosi”
Andrea Giannattasio
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Non avrebbe voluto nient’altro che questo, Davide Astori. Rivivere, cioè, i propri ideali e quella straordinaria voglia di aiutare a tutti i costi il prossimo nelle azioni che da stasera l’Associazione intitolata in suo onore porterà avanti. Con la sfida del Franchi tra Fiorentina e Milan prenderà le mosse il primo di tanti eventi che vedranno il ricordo dell’ex difensore, scomparso cinque anni fa, legato a iniziative umanitarie. La struttura che ne trarrà subito beneficio sarà un centro medico del Camerun, che sarà rifornito di medicinali ma l’obiettivo dell’Associazione (presieduta da Luigi Maria Miranda) è ben più ambizioso. E servirà a non far dimenticare chi, quel senso di umanità, lo ha sempre trasmesso anche solo con un sorriso. Un gesto spontaneo per tutti i componenti della famiglia Astori e in particolare per il fratello di Davide, Bruno: «Che i cinque anni dalla scomparsa di mio fratello siano coincisi nel giorno della partita che vede coinvolte le società in cui ha giocato all’inizio e alla fine della sua carriera mi ha colpito» ha raccontato. «Non credo nel destino ma il fatto che tra le persone più partecipi stasera ci sia il suo ultimo suo allenatore mi ha fatto effetto».

Deve proprio volere un gran bene a Pioli.

«In questi anni Stefano ci è stato molto vicino. Ci siamo tenuti in costante rapporto perché lo reputo una persona con valori del tutto coerenti con quelli di Davide. Queste coincidenze mi fanno pensare che mio fratello ci stia dando una mano a portare avanti ciò che ha lasciato».

Non solo Pioli: anche Biraghi e Saponara hanno rivolto un appello per l’Associazione.

«Con Cristiano e Ricky il rapporto è straordinario. Ma a dire il vero anche con tanti ex compagni di Davide. Il giorno della nascita dell’Associazione sono andato al centro sportivo per salutarli e sono rimasto un po’ a parlare. Mi piace trascorrere momenti così assieme a loro perché è come se li vivessi con Davide al mio fianco».

C’è stato, in questi cinque anni di dolore, un momento che nel nome di Davide le ha strappato un sorriso?

«Sarebbe impossibile elencarne solo uno. Dirò una cosa di cui parlo spesso con mia madre: molti sostengono che rivivere quel 4 marzo 2018 voglia dire farsi del male. In realtà, quando ripenso a quella batosta, ho come la sensazione che, parlandone, incorra quasi nell’effetto opposto. Io riesco a rivivere Davide nelle persone in cui lui ha lasciato qualcosa. Ed è questo il motivo per cui abbiamo fatto nascere l’Associazione che porta il suo nome».

Intanto stasera un tuffo nel passato, al Franchi.

«Spero di essere presente, l’ho promesso a Pioli. Ho preso un impegno anche con i tifosi, di cui spesso si parla poco ma che sono il vero motore del nostro lavoro. Sento il dovere morale di venire a Firenze».

Qual è il rapporto della famiglia Astori con questa città?

«Ero già abituato a venirci spesso quando ci viveva Davide ed è da subito stato un luogo a cui mi sono legato. I fiorentini sono riconoscenti e non per nulla abbiamo sempre definito Firenze una seconda casa. Mio fratello l'amava perché era un posto perfetto per lui».

Alla Fiorentina nessuno lo ha dimenticato: a Verona Biraghi e gli altri hanno esultato in suo nome.

«Il legame coi suoi ex compagni è sempre vivo. Ed è quasi naturale. Quello che però fa piacere più di ogni altra cosa è che oggi nella squadra anche chi non ha conosciuto Davide abbia compreso l’eredità di mio fratello e se ne faccia un suo vanto. Me la spiego così la festa di lunedì sotto la curva. Ed è questa, per me e la mia famiglia, la sensazione più bella».


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