È andata decisamente meglio rispetto a Rodri e a Ter Stegen, ovvero i grandi infortunati dell’ultimo weekend, la cui stagione è già finita o quasi, ma anche Barella sarà costretto a fermarsi. A causa di una distrazione al retto femorale della coscia destra rimediata nel derby, dovrà stare fuori per tre partite: Udinese, Stella Rossa e Torino. Se tutto procederà secondo programmi, si rivedrà dopo la sosta, quando l’Inter sarà di scena in casa della Roma. Qualcosa che accomuna Barella a Rodri, Ter Stegen e non solo, però, esiste. Giocano tutti tanto, tra club e rispettive nazionali. Probabilmente, troppo. Perché, quando gli impegni si rincorrono senza sosta o quasi, il tempo per recuperare non esiste e anche le vacanze sono ridotte. Così, il fisico finisce per risentirne: si usura e cede, più o meno pesantemente. E poco conta che i guai siano muscolari (Barella appunto) o articolari (Rodri legamento crociato, Ter Stegen tendine rotuleo), che siano conseguenza di uno sforzo o di un scontro di gioco.
Calendari infiniti
Certo che anche il destino a volte è beffardo. Rodri, infatti, giusto prima di farsi male era stato tra i giocatori che si erano esposti per denunciare le troppe partite, arrivando pure a minacciare lo sciopero. Anche Carvajal, suo connazionale, si è allineato, come Alisson. Si tratta di grandi campioni, che fanno parte di grandi squadre e che hanno pure ingaggi ricchissimi, ma sono proprio quelli che giocano di più, tra campionati da 38 giornate, coppe nazionali, Champions League ora con almeno 2 gare in più e rassegne continentali o intercontinentali ogni 2 anni. Tra l'altro, per alcuni, la prossima estate ci sarà pure la novità del Mondiale per club della Fifa. Nella sostanza c’è chi non smetterà mai di giocare. Di qui le levate di scudi dei diretti interessati. Perché i calciatori lavorano con il proprio fisico. E, allora che senso ha, seppur lautamente pagati, mettere a rischio la salute e la carriera?
Infortuni, non si salva nessuno
Barella e, soprattutto, Rodri e Ter Stegen, comunque, sono solo gli ultimi di una vera e propria ecatombe, che ha coinvolto soprattutto gli elementi delle big europee, che è cominciata addirittura durante la preparazione estiva, ma che ha registrato i primi segnali già durante la scorsa stagione, basti pensare al crociato rotto di Gavi del Barcellona. Tornerà dopo la sosta, ma è fermo dal novembre di un anno fa. Peraltro, proprio quello catalano è tra i club più falcidiati dagli infortuni. Flick, per intendersi, non può contare nemmeno su Dani Olmo, De Jong, Araujo, Christensen e Bernal. Il Real Madrid si trovava più o meno nelle stesse condizioni la scorsa stagione: ancora più meriti, dunque, ad Ancelotti, capace comunque di vincere Liga e Champions. La iella ha imperversato anche su Arsenal e, soprattutto, Bayern: Boey, Stanisic, Ito e Neuer tutti ai box. Problemi anche al Psg, visto che ai lungodegenti Lucas Hernandez e Kimpembe si è aggiunto, a fine agosto, anche Gonçalo Ramos. Per chiudere uno sguardo all’Italia e alla Serie A, dove giusto sabato c’è stato l’infortunio shock alla caviglia di Malinovski: appena operato, ne avrà per sei mesi. Ma in precedenza c’erano state altre tegole, come i crociati degli atalantini Scalvini (nell’inutile recupero contro la Fiorentina del 2 giugno) e Scamacca (in amichevole con il Parma a inizio agosto) e del milanista Florenzi, crollato a luglio dopo uno scontro con Haaland in amichevole. Durante la Coppa America, invece, l’interista Buchanan si è fratturato la tibia. Un brutto strappo al polpaccio toglierà Bennacer sempre al Milan fino al nuovo anno. È andata meglio a Meret che per una lesione all’adduttore tornerà a disposizione di Conte dopo la sosta.