
Un dirigente esperto, prima del voto, sottolineava a microfoni spenti come il sistema risultasse “pacificato” solo per chi s’era preoccupato più delle lotte intestine che di costruire un percorso comune. Come a voler dire: non eravamo noi il problema. La governance federale non ha soltanto retto l’urto delle opposizioni - Gravina ha paragonato il suo cammino a quello di un marinaio con la nave in tempesta - ma le ha viste sgretolarsi una a una nei mesi scorsi, fino al plebiscito di ieri con il 98,68% di preferenze. Il presidente rieletto ha ringraziato per la fiducia, ha citato Papa Francesco e Henry Ford sottolineando la ritrovata unità, e si è comunque tolto qualche sassolino dalle scarpe parlando di tradimenti, menzogne e calunnie. L’assenza di Lotito è stata significativa, anche alla luce del fatto che un po’ tutti hanno evidenziato «il clima mai così piacevole» (Simonelli), «la visione comune» (Bedin), il fatto che «le tre leghe professionistiche finalmente lavorano insieme» (Marani), «l’autonomia difesa» (Abete) e la considerazione che «il 30 gennaio c’è stato un bellissimo consiglio federale, come non si vedeva da anni» (Ulivieri). Certe stoccate nel giorno della distensione, insomma, non sono passate inosservate.
Gli ospiti internazionali
GLI OSPITI. Parole di apprezzamento nei confronti della Figc sono arrivate anche dai tanti ospiti internazionali presenti all’evento. Tutti hanno esultato per la conferma di Gravina. Qualcuno ha affrontato anche altri temi. Ad esempio, il presidente dell’Uefa, Ceferin, prima ha dato una carezza al movimento lodando «i passi in avanti su scala internazionale» e poi ha evidenziato «le carenze nell’impiantistica». Un coro al quale si è unito Infantino, per il quale «esiste un problema stadi e lo sanno anche i muri». Il numero uno della Fifa ha ricordato che «da due Mondiali io sono presidente e la Nazionale non si è mai qualificata. Quindi, datevi una mossa». All’hotel Cavalieri di Roma si sono visti anche l’altro vicepresidente Uefa, Boniek, il vicesegretario generale Marchetti e i presidenti federali Duka (Albania), Shevchenko (Ucraina), Tura (San Marino), Vassallo (Malta) e Savicevic (Montenegro), che da ex milanista ha scherzato con l’interista Infantino sul derby.
La polemica Infantino-Ceferin
Il clima s’è surriscaldato giusto al momento dei saluti. Lasciando l’assemblea Infantino ha risposto un po’ stizzito a una domanda sul nuovo Mondiale per Club, accompagnato dalle polemiche per l’intasamento del calendario e dall’azione legale di club e associazioni dei calciatori alla Commissione Europea. Cinque giorni fa il presidente Fifpro, Marchi, si è recato a Zurigo per un primo tentativo di pace. «Su questi dialoghi dobbiamo costruire il futuro» ha detto il numero uno dell’Aic, Calcagno. Ma certe tensioni sono comunque difficili da scrostare. «Avremo una competizione bellissima - ha detto Infantino - che sostituirà la vecchia Confederations. Ve la prendete con la Fifa che è responsabile dell’organizzazione di meno dell’1%, mentre bisognerebbe guardare di più a chi ne organizza il 99% e iniziare a togliere da lì». Ogni riferimento all’Uefa non è casuale. Ceferin ha risposto a suo modo: «Si gioca tanto, è vero, ma i club ne hanno bisogno per la sostenibilità economica. Noi non aggiungeremo nessun altro match, i format sono bellissimi così». Chissà come si dice “cane che si morde la coda” a Zurigo e Nyon.