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Il portiere della Nazionale protagonista, di nuovo, con il suo Psg. Le critiche ora sono elogi e chissà che non arrivi il prolungamento

Gigio eroe di Parigi, re di Francia, incubo delle inglesi e protagonista assoluto di una Champions che potrebbe rivedere il Psg in finale. Se mai dovesse accadare (manca la sfida di ritorno con l&#39;Arsenal) sarebbe soprattutto merito di Donnarumma. Dopo Liverpool e Aston Villa &egrave; toccato ai Gunners impattare sul muro italiano. E i giornali francesi, dopo le critiche di qualche mese fa, anche oggi esaltano l&#39;azzurro con voti da 8 in pagella e prime pagine.&nbsp;&nb

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Il&nbsp;<a href="https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/champions-league/2025/04/29-140331344/il_barcellona_prepara_la_coreografia_con_l_inter_i_cartoncini_con_il_testo_per_i_tifosi">Barcellona </a>di Flick &egrave; una squadra copertina. Perfetta per la promozione del football contemporaneo. Quasi zemaniana nella filosofia. Con quella linea di difesa che a volte combacia con la linea di centrocampo. Come il primo Milan di Sacchi. Allora, per&ograve;, la regola del fuorigioco era diversa. La bandierina si alzava anche se in fuorigioco c&rsquo;era un calciatore che non sarebbe mai entrato nell&rsquo;azione. Regola che cambiarono proprio per disinnescare lo squadrone rossonero. Eppure il Barcellona di Flick gioca ancora cos&igrave;. E funziona.&nbsp;

<h2>Barcellona, sempre il gol</h2>

&Egrave; una delizia per chi ama il calcio super offensivo. Col Bar&ccedil;a non ci si annoia mai. Pu&ograve; fare gol in qualsiasi momento. Tra le quattro semifinaliste di Champions &egrave; quella con il miglior attacco: trentasette reti. Ma, attenzione, i gol pu&ograve; anche subirli pi&ugrave; o meno con la stessa facilit&agrave;. Sempre tra le quattro, &egrave; la formazione con la difesa pi&ugrave; battuta. Diciassette gol subiti in dodici partite. Non pochi. Tre dal Dortmund, quattro dal Benfica, due dall&rsquo;Atalanta (e non solo). Tanto per rendere l&rsquo;idea, l&rsquo;Inter ne ha subiti cinque, l&rsquo;Arsenal sei. Il Psg si avvicina, con quattordici.

<h2>Barcellona a somiglianza Flick</h2>

Ecco&nbsp;tra Flick e Luis Enrique qualche punto di contatto c&rsquo;&egrave;. Anche il tedesco &egrave; maniacale nel controllo dei suoi atleti. Ogni giorno, prima dell&rsquo;allenamento, i calciatori devono sottoporsi al rito del peso. I dati vengono registrati e valutati settimanalmente. Nei test medici ha incluso pure l&rsquo;analisi dentale. &laquo;Trasmette autorit&agrave;&raquo; &egrave; la voce dallo spogliatoio. Non ama concedere giorni di riposo. Per lui un giorno senza lavoro &egrave; un giorno perso. E preferisce avere un rapporto esclusivamente professionale con i calciatori. Non &egrave; n&eacute; vuole essere n&eacute; il loro padre n&eacute; l&rsquo;amico n&eacute; tantomeno lo psicologo. Lui allena, loro giocano. Siamo adulti, suvvia.

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<h2>Flick, l&#39;anti-personaggio</h2>

A differenza di Luis Enrique, &egrave; schivo, non ama la ribalta n&eacute; lo scontro con i giornalisti. &Egrave; l&rsquo;anti-personaggio. Il Barcellona impieg&ograve; un mese prima di presentarlo. La stagione &egrave; quasi finita e di lui non si ricorda una polemica, una frecciata, un sottinteso. Giusto qualcosina sui calendari della Liga che a suo dire danneggiavano il Bar&ccedil;a. Poca roba. Segue tutte le indicazioni del club nella comunicazione. Un sospiro di sollievo per i dirigenti catalani dopo l&rsquo;esperienza di Xavi. Non si &egrave; mai lamentato della rosa, nemmeno nei giorni burrascosi in cui era a rischio il tesseramento di Dani Olmo. Ha sbrogliato la matassa Lewandowski (certo avercene di matasse cos&igrave;) che Xavi non voleva. Ha rivitalizzato Raphinha che &egrave; sempre stato fortissimo ma mai decisivo e incisivo come in questa stagione. Ha reso apparentemente semplice la gestione di Yamal nuova stella del calcio mondiale che non ha nemmeno 18 anni.&nbsp;

<h2>Flick, tedesco brasiliano</h2>

Tedesco nei modi, brasiliano nel modo di intendere il calcio. In campo non accetta ingerenze. Decide lui come si gioca e con quale filosofia. E non ha alcuna intenzione di cambiarla. Il suo Barcellona conosce una sola legge: segnare un gol pi&ugrave; dell&rsquo;avversario. Fin qui, &egrave; andata benissimo. &Egrave; primo in Liga. Ha battuto tre volte su tre il Real Madrid (e due volte con un punteggio molto largo). E un terzo del triplete lo ha gi&agrave; portato a casa. Ovviamente anche in Catalogna, la patria dell&rsquo;estetica, a fare la differenza sono i risultati. Qualcuno storce il naso per la difesa ballerina, Flick tira dritto e non si scompone. I risultati sono ampiamente dalla sua parte. Almeno fin qui.&nbsp;

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