De Zerbi, una vita nel calcio: "Per me non è mai stato solo divertimento"
De Zerbi ha parlato in maniera approfondita del suo rapporto con il calcio e della sua vita nel calcio: "C’è un momento preciso della mia vita dove inizio a fare calcio per sistemare la mia famiglia. Passo dall’oratorio al Lumezzane e poi al Milan, fra il 1992 e il 1994, in coincidenza con la crisi economica in casa: siamo costretti a vendere la fabbrica di tappetini e passiamo anni molto difficili. A quel punto non scherzavo più. Uscito dalla Primavera, il giorno dopo la firma del primo quinquennale col Milan, ero in filiale a firmare il mutuo per comprare la casa ai miei genitori. Il calcio per me non è mai stato solo divertimento. Ho fatto gli ultimi anni di carriera in Romania, lontano dalla famiglia. Poi ho iniziato ad allenare e mi sono perso l’infanzia e l’adolescenza dei miei figli. Con i giocatori e lo staff cerco un rapporto: se oltre a rispetto e stima c’è anche l’affetto è un mix esplosivo. Cerco una connessione, anche con l’ambiente".
De Zerbi: "Contento per Gasperini, un po' tifo per lui"
De Zerbi ha inoltra raccontato: "Il settore giovanile del Milan era una scuola. Maldini, Baresi, Tassotti e tutti quei grandi giocatori mi hanno insegnato l’etica nel calcio, il valore dell’allenamento, il fatto di allenarti più forte dopo una vittoria, il rispetto dentro a un gruppo, a partire dagli orari. Io mi sento un figlio di Milanello, del Milan, quello vero. Ho buona autostima, ma mi sento a disagio perché 10 anni fa ero in D e non mi vedo come vedono gli altri. Di sicuro ho sempre avuto le idee chiare su come volevo che la mia squadra stesse in campo. C’è chi mi ama, chi mi odia e non sono predisposto a farmi capire e conoscere da tutti. Ma il calcio ha preso una direzione del gioco di un certo tipo. Mi manca l'Italia? Sì, sono italiano e seguo tantissimo il campionato. Ma sto bene anche all’estero. Sono contento per Gasperini, che all’Inter pagò colpe non sue: un po’ tifo per lui, perché gli avevano dato l’etichetta che non poteva sedersi su una grande panchina. E invece può stare ovunque. Il Napoli è più che vivo, l’Inter è forse ancora la più forte, il Milan sta giocando bene. È bello vedere tanta competitività".
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