ROMA - «La favola di Ranieri non è il Leicester, questo è solo il punto più alto, il coronamento, ma la sua storia parte da molto più lontano, da Lamezia Terme, la prima squadra che Claudio ha allenato. E pensare che lui nemmeno voleva farlo l'allenatore. Fui io a covincerlo, andavo a vedere i suoi allenamenti e cercavo di dargli una mano. Lui era uno molto riservato e aveva pensato di uscire dal mondo del calcio per occuparsi delle attività di famiglia. E' incredibile da credere oggi che lui ha compiuto questa impresa strordinaria, ma lui non voleva proprio cominciare. Questa è la favola nella favola».
Mister, visto che, come ci ha confessato, è stato lei a convincere Ranieri a fare l'allenatore, immagino che ieri sera, quando l'ha sentito, un grazie se lo sarà sentito dire?
«Ranieri ringrazia con i sorrisi. E' una persona straodinaria. Lui ancora ringrazia i compagni di Catanzaro a distanza di anni, persone con cui è rimasto legatissimo. Per 10 anni li ospitava ogni estate a sue spese, insieme alle famiglie, sulla sua barca. E questa tradizione continua ancora adesso: ci si ritrova tutti insieme prima dell'estate nel suo Casale in Toscana, dove rimaniamo qualche giorno ricordando i bei tempi di Catanzaro. Questo è Ranieri, un uomo di grande spessore, superiore a chiunque altro.
Come l'ha sentito ieri sera, era molto emozionato? Cosa vi siete detti?
«L'ho sentito, come lo sento sempre, ci sentiamo settimanalmente, quello che ci siamo detti, però, rimane tra noi, (ride). Sono discorsi affettuosi che ci siamo sempre fatti, anche per scaramanzia. Posso dirvi che ovviamente era felicissimo, ma tranquillo. Lui è sempre uno estremamete sereno, sa controllarsi, è una persona equilibrata. Certo, ora è al centro del mondo, non soltanto in Inghilterra e, man mano che passeranno i giorni, si renderà conto dell'impresa che ha compiuto. Siamo stati al telefono per un pò, e, come sempre facciamo, abbiamo parlato di calcio».
Mister, secondo lei come mai un allenatore dello spessore di Claudio Ranieri ha dovuto aspettare così tanto tempo per vincere un campionato, e alla fine ci è riuscito con la squadra probabilmente meno attrezzata a vincere, almeno sulla carta?
«Innanzitutto non bisogna dire che Ranieri non ha vinto. Certo, questa è una delle vittorie più belle di sempre e verrà ricordata come una delle pagine più incredibili mai scritte da questo sport. Ma la carriera di Claudio come allenatore è stata vincente sin dall'inizio: ha vinto due campionati con il Cagliari, portando i sardi, in sole due stagioni, dalla serie C alla serie A.
Che allenatore è Claudio Ranieri?
«Ricordo la stagione di Roma, quando perse quello scudetto in maniera davvero sfortunata, e ricordo quel derby in cui tirò fuori sia Totti che De Rossi: se avesse perso quel derby sarebbe ancora rinchiuso nel Colosseo (ride). A Valencia, invece, cacciò via Romario dagli spogliatoi: per me è un grande, una persona coraggiosa, ma prima di tutto un uomo. Prima dell'allenatore c'è l'uomo e da questo punto di vista, non c'è paragone con altri, senza voler offendere nessuno. Quello che sta vivendo ora è solo il coronamento di una grande carriera. In alcuni casi non è stato fortunato, alla Juventus, per esempio, Blanc lo fece fuori in una maniera a dir poco vergognosa».
Vocalelli ha scritto sul Corriere dello Sport che il trinfo di Ranieri con il Leicester è la più grande impresa di sempre compiuta da un allenatore italiano. Lei si trova d'accordo?
«Certo che sono d'accordo. Io e Vocalelli abbiamo spesso parlato di Ranieri, tutte le volte che ci siamo incontrati, e sempre ci siamo trovati d'accordo. Certo, non bisogna dimenticarsi degli altri, di Lippi, di Bearzot, di gente che ha vinto i Mondiali.
Mister, secondo lei una favola come quella del Leicester può ripetersi nel nostro campionato, in una Serie A dove, per ora, la Juventus sembra non avere rivali?
«La Serie A per ora non è un campionato equilibrato. Pensare che squadre come il Sassuolo o il Chievo possano soffiare lo scudetto alle più grandi mi sembra qualcosa di impossibile. E poi c'è la Juventus, che è 10 anni avanti agli altri. La Juve ha vinto gli ultimi 5 scudetti e non ha alcuna intenzione di fermarsi: basta guardare agli investimenti che fa sui giovani, è organizzatissima, ha un apparato di scout che gira il mondo per scovare i migliori prospetti.