BARCELLONA (SPAGNA) - “Leo voleva rimanere nel Barça e noi abbiamo fatto di tutto per trattenerlo, ma non è stato possibile”. Questa l’amara constatazione del presidente Joan Laporta, che si è presentato poco dopo le 11 all’Auditori 1899, all'interno del recinto del Camp Nou, per spiegare i perché dell’inevitable rottura della trattativa per il rinnovo di Messi. “Innanzitutto voglio ricordarvi che abbiamo ereditato una nefasta eredità dalla gestione precedente e una massa salariale sportiva che rappresenta il 110% delle entrate del club. Non c’è margine”, il primo pensiero del numero uno blaugrana, che poi ha detto la sua sul no del club al principio di accordo della Legacalcio di Javier Tebas con il gruppo d’investimento CVC, che con il suo apporto - si parla di 2 miliardi e 700 milioni complessivi ai club spagnoli - avrebbe permesso al Mes que un club di trattenere il Genio di Rosario: “Il fairplay finanziario non ci ha permesso di iscrivere Leo. Per rientrare nei parametri richiesti dalla Lega avremmo dovuto ipotecare il futuro di un'istituzione con oltre 120 anni di storia per quanto riguarda i diritti televisivi per i prossimi 50 anni. Non potevamo permetterlo”.
Non si torna indietro
“Il Barça rimane al di sopra di tutto, anche del miglior giocatore del mondo”, ha poi ribadito Laporta, che preferisce non illudere troppo i tifosi blaugrana a proposito di un clamoroso ripensamento. “Non voglio generare false speranze. Il giocatore ha già ricevuto altre proposte e c’è un tempo limite, perché la Liga comincia tra poco”. Il presidente, poi, ha ribadito il suo rammarico, perché c’era già pieno accordo tra le parti per proseguire insieme. “Era da più di due mesi che trattavamo e c’era l’intesa. Prima avevamo stabilito di rinnovare per due anni e pagarglieli in cinque stagioni. Messi ci ha reso tutto facile, era molto disponibile. I numeri ci facevano pensare che la Lega avrebbe accettato l’accordo, in altri Paesi ci avrebbero dato l’ok, ma qui non è stato possibile”, la nuova staffilata a Tebas. “Poi abbiamo pensato a un contratto di cinque anni, che Leo avrebbe comunque accettato. Volevamo avere Leo per almeno altri due anni, ma non ce l’abbiamo fatta”.
Il futuro
Ora al Barça tocca pensare a una nuova vita senza Messi, che ricomincia con i nuovi rinforzi Agüero, Memphis Depay, Eric Garcia e Emerson Royal. “Sono arrivati qui accettando delle condizioni ragionevolissime e dobbiamo ringraziarli per questo. L’apparizione di questi giocatori non si può comparare con le conseguenza che sarebbero seguite al nuovo tesseramento di Leo. Non potevamo permetterci di mettere a rischio il futuro del club”, la riflessione di Laporta, che comunque non perde il caratteristico ottimismo. “La nostra motivazione rimane massima. Anzi, ora siamo ancora più motivati di prima per fare il meglio per il Barça. Siamo pronti per affrontare questa nuova sfida che si apre davanti a noi per dare nuove gioie ai nostri tifosi. Il limiti di manovra rimangono strettissimi. Anche senza Leo c’è poco margine, ma vogliamo rimanere altamente competitivi. Ho già parlato con i giocatori e con loro ho riflettuto sulla nuova tappa della storia del club che affronteremo insieme. Vogliamo il massimo impegno e la massima professionalità e i capitani devono esseri i nuovi leader di questa tappa”. L’erede di Bartomeu ha, poi, confermato l’amarezza di Messi per il mancato lieto fine delle negoziazioni. “Leo voleva rimanere e non è contento. Ora, come noi, deve affrontare la dura realtà. Auguro il meglio a lui e alla sua famiglia. Il Barça è casa sua. Nessuno ha contribuito più di lui a rendere grande il palmares della società. Leo si meriterebbe un omaggio al giorno, ma purtroppo la situazione di questo momento, anche quella sanitaria, non aiuta a organizzare il saluto che gli avremmo voluto regalare”.