Ucraina, il dramma di Yarmolenko: "Piangevo e non mangiavo"

L'ala del West Ham racconta la tragedia che sta vivendo per la guerra nel suo Paese: "Mia moglie e mio figlio erano a Kiev quando è iniziato tutto"
Ucraina, il dramma di Yarmolenko: "Piangevo e non mangiavo"© Getty Images
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LONDRA (Regno Unito) - Andriy Yarmolenko, ala ucraina del West Ham, racconta il terrore vissuto per la presenza a Kiev della moglie e del figlio, il giorno prima dell'invasione russa del 24 febbraio: "Quando è iniziato tutto - le parole del calciatore al sito 'Football 1/2/3' - ho raggiunto il campo d'allenamento, ma non potevo parlare. Continuavo a piangere, così ho chiesto all'allenatore di poter tornare a casa. Mi chiedevo cosa ci stessi a fare a Londra. Non potevo credere a quanto stava accadendo. Il giorno prima mia moglie aveva accompagnato a Kiev mio figlio per una visita medica. Volevo solo sbattere la testa contro il muro per quanto ero stato stupido a lasciarli partire".

Yarmolenko: "In campo allontano i brutti pensieri"

Dopo la disperazione, il veterano della nazionale ucraina ha trovato la forza per reagire, anche grazie all'aiuto della sua squadra: "Adesso solo quando gioco o mi alleno riesco a staccare per qualche ora e accantonare i brutti pensieri. All'inizio invece non riuscivo a dormire o mangiare, ero sempre al telefono coi miei parenti. David Moyes (l'allenatore del West Ham, n.d.r.) mi ha chiesto se preferissi allenarmi o restare a casa, invitandomi a fare tutto il possibile per garantire la sicurezza alla mia famiglia. Per qualche giorno sono rimasto a casa, ma poi ho capito che era meglio se mantenevo un comportamento professionale e sono tornato col resto della squadra". La moglie e il figlio di Yarmolenko, nel frattempo, sono tornati a Londra, ma il pensiero dell'attaccante degli Hammers resta in Ucraina, rivolto alla città in cui è cresciuto, Chernihiv, dove i bombardamenti russi hanno causato la morte di 47 civili all'inizio del mese: "I miei cugini mi tengono in contatto con i miei zii, che ormai sono costretti a vivere negli scantinati per evitare i bombardamenti. È una situazione surreale, sembra di vivere un film dell'orrore. Ma di una cosa sono certo: nessun paese potrà mai sconfiggere il nostro spirito".


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