L’avvocato Grassani: “Ronaldo? Possono cacciarlo e rischia di pagare caro”

L'esperto di diritto sportivo dice la sua sulla battaglia legale tra il Manchester United e il campione portoghese
L’avvocato Grassani: “Ronaldo? Possono cacciarlo e rischia di pagare caro”© EPA
Giorgio Marota
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«Ronaldo ha messo cariche di dinamite nel Manchester. Se non gioca non è comunque autorizzato ad attaccare in modo così demolitorio la società per cui lavora». L’avvocato Mattia Grassani, tra i massimi esperti di diritto sportivo in Italia, analizza le prospettive del caso CR7 (in ambito giuslavoristico e non solo) direttamente da Doha, dove ha aperto un ufficio distaccato per mettere le sue competenze al servizio di federazioni e tesserati che partecipano al Mondiale in Qatar. Grassani considera quindi corretta l’eventuale procedura di licenziamento per giusta causa da parte dello United, dopo la discussa intervista del campione al giornalista inglese Piers Morgan.

Avvocato Grassani, il Manchester può davvero licenziare Cristiano?
«Il comportamento di Ronaldo è grave e implica profili disciplinarmente rilevanti, fino a giungere alla risoluzione del contratto in essere se richiesto dal club. Sì, lo United può licenziarlo in tronco. Ha attaccato la guida tecnica, i dirigenti e la società, si è spinto in giudizi che vanno ben oltre il suo ruolo».

Sono parole che hanno un peso, se le pronuncia uno che ha vinto 5 palloni d’oro.
«Il suo è un attacco immotivato e gratuito che lede l’immagine, il prestigio, la storia e la credibilità di uno dei club più importanti del mondo. Oltre al licenziamento, la società sarebbe legittimata a chiedere un risarcimento».

Quantificabile in?
«Tenendo conto del prestigio, della visibilità e della risonanza mediatica dell’intervista, può essere anche multimilionario. Ci sono vari livelli di punizione: da una semplice multa alla decurtazione di una o più mensilità di stipendio, fino ad arrivare, come dicevo, all’interruzione del rapporto in aggiunta alla sanzione».

Qualcuno non potrebbe obiettare che in questo modo si lede la libertà di opinione e di critica?
«Non parliamo di semplici lavoratori. I calciatori sono personaggi pubblici, nei loro accordi collettivi ci sono clausole ben precise e prima di tutto c’è il rispetto dell’organizzazione societaria. Nessuno tocca il diritto di esprimersi, ma ci sono sedi specifiche per discutere di alcune cose. Un tesserato, ad esempio, non può andare in tv e dire che il suo club sta per fallire».

Nel corso della sua carriera, ha mai incontrato casi di licenziamenti per giusta causa nel calcio?
«In Inghilterra mi occupai del caso Mutu che giocava per il Chelsea e fu licenziato dopo la positività alla cocaina un controllo interno. In Italia fatti di questa gravità, a un livello così alto come quello di Ronaldo, non sono mai capitati. Se parliamo di dirigenti allontanati sì».

Parla della controversia tra Boban e il Milan?
«Boban criticò l'operato del club, ma il giudice del lavoro stabilì che le sue frasi non giustificavano un licenziamento. Qui vanno evidenziati due aspetti. Il primo è che Boban, a differenza di Ronaldo, era un dirigente apicale del club rossonero e con un’autonomia di parola maggiore. Il secondo è che le sue parole non furono oggettivamente così gravi».

Ronaldo quindi ha superato ogni limite tollerabile?
«La sua è stata una critica demolitoria, difficile che un giudice possa dargli ragione».


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