Manchester United, il premier Johnson telefona a Rashford

Il giovane attaccante dei Red Devils, da sempre impegnato anche fuori dal campo, ha ricevuto una chiamata molto particolare da parte dell'uomo più importante della Gran Bretagna
Manchester United, il premier Johnson telefona a Rashford
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"Pronto? Buongiorno, sono Boris Johnson". Si dovrebbe pensare ad uno scherzo, ricevendo una chiamata di questo tipo, ma non se ti chiami Marcus Rashford e sei uno dei calciatori più seguiti e amati d'Inghilterra. Il 23enne attaccante del Manchester United è da anni impegnato anche fuori dal campo nell'ambito del sociale: da tempo conduce una campagna affinché siano distribuiti pasti scolastici gratuiti ai bambini più vulnerabili durante la crisi causata dal Coronavirus.

Rashford, la polemica che ha coinvolto l'Inghilterra

Negli ultimi giorni, il 23enne inglese ha fatto molto scalpore con alcuni post social in cui attaccava la decisione del governo di inviare agli studenti un piccolo pacco alimentare destinato a durare dieci giorni, che conteneva una piccola forma di pane, alcune fette di formaggio, una lattina di fagioli, frutta, un pacco di pasta, un pomodoro e due barrette ai cereali. I soggetti coinvolti ne avrebbero avuto diritto, se le lezioni fossero state in presenza. Il rumore fatto dalla rabbia di Rashford deve aver fatto il giro del paese, tanto da arrivare fino alle orecchie dell'uomo più importante d'Inghilterra che non ci ha pensato due volte e ha alzato la cornetta. 

La chiamata con Boris Johnson

"Ho appena avuto una bella conversazione con il primo ministro", ha scritto Rashford su Twitter. Si tratta proprio di Boris Johnson: "Mi ha assicurato che si è impegnato a risolvere il problema dei cestini alimentari e che è in corso una revisione completa della catena di approvvigionamento. Concorda sul fatto che le immagini di cesti condivisi su Twitter sono inaccettabili". "Sono totalmente d'accordo con te, Marcus - ha risposto Johnson con un tweet - Quei pacchi alimentari non soddisfano gli standard che abbiamo stabilito e abbiamo fatto sapere all'azienda coinvolta che è una cosa vergognosa. L'azienda si è giustamente scusata e ha accettato di rimborsare gli interessati". 


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