Lazio, Louise Eriksen esclusiva: "Christian felice per me, ama l'Italia"

La centrocampista delle Women biancocelesti è sorella dell'ex Inter: "Mio fratello mi ha detto 'vai e divertiti'. Io cresciuta in una famiglia che vive di calcio. Sono qui per arrivare in A"
Lazio, Louise Eriksen esclusiva: "Christian felice per me, ama l'Italia"
Carlo Roscito
4 min

ROMA - Proprio lei: sorella dell’ex Inter, ora allo United. Figlia di Thomas e Dorthe, genitori calciatori. Senza contare nonno Henning e il cugino Andreas. L’intera famiglia Eriksen con gli scarpini. «Vai a Roma e vivi il calcio full time. Così mi hanno detto…». Buon Dna non mente. In (bio)sintesi: ce li vedete Brad Pitt e Angelina Jolie, divorzio a parte, che negano il cinema ai figli per iscriverli a un corso di canto? Si corre sulle orme del talento. Louise è un centrocampista, uno degli innesti della Lazio Women. Del cognome pesante, Eriksen, sta scrivendo la sua storia. L’abbiamo incontrata a Formello. La danese, 27 anni, è seguita dalle figure dirigenziali. Enrico Lotito, direttore generale della squadra femminile e della Primavera, ascolta con attenzione. Angelo Fabiani, ds per le stesse sezioni, è a pochi passi da Monica Caprini, responsabile dell'area tecnica, anello di congiunzione tra il vecchio e il nuovo organigramma. Tutti lì, tra la bacheca dei trofei storici e le prospettive future, di cui fa parte Louise. Un colpo a effetto dell’ultimo mercato. Come le punizioni di suo fratello Christian.

Dal Kolding alla Lazio, com’è stato l’approccio?
«Mi sono sentita subito la benvenuta. Sensazioni positive, sono molto contenta. Ci sono tante nuove calciatrici, abbiamo bisogno di giocare insieme. Peccato per il gol preso dal Brescia nei minuti finali. Possiamo e dobbiamo crescere».

Cosa si aspetta dalla stagione?
«Salire in Serie A».

Come nasce l’idea di venire alla Lazio?
«Volevo qualcosa di nuovo. Ho 27 anni, per me è la prima volta fuori dalla Danimarca».

I suoi obiettivi?
«Voglio diventare una leader. Al Kolding ero il capitano, ho totalizzato più di 250 partite. Ora ho bisogno di imparare un po’ l'italiano».

Che realtà ha trovato?
«L’ideale. Mi piace il lavoro sul campo, la Lazio ha la stessa filosofia».

Middelfart e Kolding, cittadine danesi. Ora cosa significa Roma?
«Il cambiamento non è stato enorme. Abito a Formello, vicino al centro sportivo. Naturalmente ho già visitato Roma, la famiglia è felice di venirmi a trovare».

A casa tutti calciatori, destino inevitabile.
«Oltre a mio fratello e mio padre Thomas, giocavano mia mamma Dorthe e mio nonno Henning. Andreas, mio cugino, adesso è nella squadra di Middelfart, la nostra città natale. Tutti mi hanno spinto a provare questa esperienza».

Che rapporto ha con suo fratello?
«Giocavamo sempre insieme nel giardino di casa. Parliamo di ogni cosa, soprattutto di calcio. Quando ha saputo della Lazio mi ha detto “vai e divertiti!”. Lo sport è la sua vita, è quello che desidera anche per me. Lui ama l’Italia, era felice del mio trasferimento».

Argomento delicato: 12 giugno 2021, Danimarca-Finlandia all’Europeo. L’arresto cardiaco di Christian, poi il sollievo. Momenti terribili.
«Preferisco non parlarne».

Parliamo di caratteristiche, allora: cosa avete in comune?
«Una buona visione di gioco, spesso capiamo le azioni prima. Ma io sono più difensiva».

Come si descriverebbe?
«Recupero tanti palloni, il ruolo me lo impone».

Lo sport e la vita extra. Un titolo accademico, master in Economia. Quanto è stato complicato?
«Non molto, d’altronde tutti vanno a scuola o lavorano e poi si allenano la sera. Non è stato difficile».

Come passa il suo tempo libero senza allenamenti?
«Mi rilasso, faccio passeggiate o un giro in città. Ho visitato il Colosseo, San Pietro. Non ero mai stata a Roma, è una città fantastica».


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