Roma-Barcellona, oltre il campo: nell'emozione di Bavagnoli c'è la vittoria della Roma

La dirigente giallorossa, prima giocatrice e poi allenatrice, con gli occhi lucidi all'Olimpico. Perché la partita di stasera parte da molto lontano
Roma-Barcellona, oltre il campo: nell'emozione di Bavagnoli c'è la vittoria della Roma© AS Roma via Getty Images
Chiara Zucchelli
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Doveva essere una partita senza storia. Doveva essere il monologo dell'invincibile Barcellona e la festa della Cenerentola Roma che "già è tanto sia arrivata fin qui". In parte è stato così perché per oltre un'ora il Barça ha dominato e se la Roma non è crollata è solo grazie alle parate di una super Ceasar. Poi, però, la Roma si è svegliata: spinta dai 40mila dell'Olimpico ha preso metri e coraggio e solo poca precisione, e un po' di sfortuna, le hanno tolto il pari. Al ritorno, tra una settimana, a Barcellona, sarà durissima e con ogni probabilità in semifinale andranno le catalane. Ma la Roma può ancora sperare, credere e, soprattutto, può prendere tutto il bello di questa avventura: l'esperienza che l'aiuterà anche in campionato. Dove c'è un obiettivo magico, e storico, da portare a casa. Tutto questo, però, ha a che fare con il campo.

Roma-Barcellona, l'emozione di Bavagnoli è l'emozione delle donne che ci credono

C'è qualcosa, stanotte, che va al di là. La foto della serata, tra le tante, non arriva durante i 94', ma prima. E' l'immagine di Betty Bavagnoli, allenatrice della Roma in passato, ora capo della divisione femminile giallorossa, che entra all'Olimpico. Ha il pass, la sciarpa, i capelli sciolti. Il fotografo la immortala emozionata, con gli occhi lucidi, mentre si guarda intorno. Bavagnoli non è una ragazzina: compirà 60 anni a settembre e anche se non è elegante dire l'età è utile per ricordare che, quando ha iniziato con il calcio, la situazione non era quella di oggi. Le ragazze di questi tempi e le ragazze di domani, pur tra mille difficoltà, hanno la strada tracciata e, per molti versi, spianata. Betty Bavagnoli e quelle della sua generazione no. Erano le "strane" che giocavano a calcio, erano i "maschi mancati", per non dire di peggio. Erano quelle senza mezzo diritto. Senza considerazione. Insultate, nella peggiore delle ipotesi. Derise, nella migliore. Nella notte in cui, nello stadio della capitale d'Italia, 40mila persone vanno a vedere una partita di calcio femminile, in Champions League, Betty Bavagnoli calca l'erba dell'Olimpico anche per tutte quelle calciatrici di ieri che non hanno avuto le luci della ribalta o sono state costrette a lasciar perdere. Magari con tanto di frase: "Fai qualcosa da femmina". Ecco, oggi anche le femmine (cit.) possono riempire uno stadio. E possono farlo come mai prima in Italia, perché nessuna partita di femminile aveva avuto 40mila spettatori. Doveva essere una partita senza storia, è stata una partita che la storia se l'è presa con la forza.


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