Vardy e Lasagna, i sogni della periferia del calcio

Il bomber inglese si prepara a un Europeo da protagonista dopo una vita in fabbrica, il giovane attaccante del Carpi dai tornei amatoriali al gol a San Siro
Vardy e Lasagna, i sogni della periferia del calcio
Vladimiro Cotugno
3 min

ROMA - Chiamateli pure romanzi, meraviglie, favole del calcio, ma le storie di Jamie Vardy e Kevin Lasagna non sono racconti da principi azzurri o eroi predestinati. Sono storie di sacrificio, lavoro, turni di fabbrica e campi di provincia, come quelli che calcava il giovane attaccante del Leicester prima del grande salto nel calcio professionistico. E sono storie di pura passione per il gioco più bello del mondo, come quella che ha inseguito il piccolo bomber mantovano del Carpi. Che ha freddato Handanovic e la sua amatissima Inter (parentesi necessaria: era già successo in estate, a Brunico, in un'amichevole finita 4-2 nel quale brillò Kondogbia) esattamente come gelava i portieri avversari nei tornei amatoriali che dominava quando giocava in Serie D e arrotondava scendendo in campo anche di notte.

LA STORIA DI JAMIE VARDY, L'OPERAIO DEL GOL

GIOIA E SACRIFICI - Vardy e Lasagna sono due incroci di vita, dall'Inghilterra all'Italia, che raccontano quanto sia importante la gioia del giocare a calcio, la magia di far dimenticare ogni privazione, ogni rinuncia ad ogni momento in cui si scende in campo per inseguire un pallone da buttare in rete. Quanto sia importante la cosiddetta 'gavetta', il desiderio di crescere e la consapevolezza della fatica che costa lavorare su se stessi per migliorarsi. Due working class hero, come li chiamerebbero Oltremanica, due esempi che fanno impallidire quei tanti, troppi giocatori che sviliscono e sprecano il loro talento, magari coccolati da una vita facile oppure subito, troppo piena di soffocante ricchezza. Dimenticando il divertimento, il sorriso, anche la voglia di festeggiare un gol.

LA STORIA DI KEVIN LASAGNA, DAL TIFO AL SOGNO SAN SIRO

IL CORAGGIO DELLA COMPETENZA - Ma nel calcio tante volte non bastano impegno e determinazione, né classe o qualità: serve un segnale dall'esterno, serve una persona in grado di cogliere e valutare, e infine promuovere la qualità di un diamante grezzo e decidere di scommetterci, di lavorarci sopra: lo sanno bene a Fleetwood dove ancora ricordano i gol di Vardy e quella telefonata al numero uno del club da parte di Carl Garner, lo scout della società: «Ricordati queste parole: questo qui un giorno giocherà in Nazionale», le parole del cacciatore di talenti che ha dato a Jamie le ali per iniziare a volare quando nessuno pensava potesse staccarsi dalla terra della periferia inglese. E sempre di periferia si parla, perché quando Cristiano Giuntoli si porta Kevin in ritiro con Castori il ragazzo ha colpi che molti notano ma sui quali nessuno ha puntato finora seriamente: è l'estate del 2014, è l'inizio di un'avventura che con ogni probabilità ha mostrato finora solo le pagine iniziali di una grande storia, è una carriera che l'attuale ds del Napoli considerava possibile spingersi fino alla Nazionale. Una previsione che unisce Fleetwood a Carpi, una delle mille linee che il calcio unisce e racconta.


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