Pagina 2 | Non solo Cavani, il Napoli si muove: il casting di De Laurentiis

NAPOLI - Mica ci si può fossilizzare su se stessi, sui ricordi, sulle suggestioni e persino nelle emozioni: Cavani è “mon amour” per Napoli, e glielo hanno detto con tutti i cori del Mondo, però poi il casting deve procedere, a prescindere direbbe Totò, perché nulla è scontato, men che meno l’imprevedibilità. Mica si può ignorare il percorso del calcio, che quando rotola assume traiettorie impreviste: ci sono due centravanti in questo momento, uno ha dimostrato di avere nelle corde cinquantasei reti in due stagioni (ed è Mertens, lo chiamavano il falso nueve) e l’altro, quando arrivò, con il fardello dell’eredità addosso del pipita (ed è Milik) ne fece sette in nove partite, proprio come un bomber di razza, con tanto di carattere e due legamenti, ma non si poteva sapere, ancora da scrificare. C’è una stagione ch’è appena cominciata, è impossibile andarci a leggerci come cartomanti, il calcio è altro, però il Napoli,che indicazioni ne ha avute tanto da Mertens quanto da Milik, scruta quell’universo ch’è racchiuso nelle aree di rigore, osserva con curiosità ciò che c’è in giro, sa che tra sette mesi potrebbe aver bisogno di tuffarsi su un bomber o anche no, ma il dovere chiama, anzi impone, di non indugiare e di lanciarsi, con discrezione, oltre le frontiere del gol, tuffandosi tra l’Olanda, la Spagna e Marassi (per il momento). Avercelo o non avercelo, un centravanti, non è differenza (reti) da poco....


© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIATEK – GENOA
Detto il Pistolero: 9 gol nelle prime 7

Ma dove stava nascosto? Forse all’ombra di Lewandowski, dunque anche alle spalle di Milik, e più precisamente, così racconta la sua breve carriera, era oltre Stepinski, che nell’Under 21 gli ha rubato la scena e l’ha lasciato in panchina: poi è arrivato il Genoa, gli ha offerto un ruolo da centravanti, ed il pistolero s’è messo a lasciar “vittime” sulla sua strada. Nove gol nelle sue prime sette giornate di campionato, e a ventitré anni (appena) si ha tutto il diritto di avvertire addosso, e persino dentro, una sensazione un po’ strana, quasi stordente, che ti lascia l’immagine sistematicamente in copertina. Si scrive Piatek, si pronuncia Piontek e si legge il gol in ogni sua declinazione.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

DOLBERG – AJAX
L'olandese che somiglia a Ibra

Si fa in fretta a spingersi ben oltre con le definizioni e provate a chiedere un po’ a Kasper Dolberg che effetto gli ha fatto sentirsi etichettare con il “nuovo-Ibra”. Ci aveva messo appena un anno per farsi notare, ventitré anni tutte d’un colpo con la maglia dell’Ajax, e aveva appena diciannove anni: ne aveva segnati talmente tanti che qualcuno gli era capitato di realizzarlo anche sotto gli occhi di Cristiano Giuntoli, che ad Amsterdam ci stava andando perché rapito da Klaassen, prim’ancora che spuntasse Milik.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

MARIANO DIAZ – REAL MADRID
La maglia di CR7: eredità pesante

Tutta colpa di Cristiano Ronaldo, c’è da scommetterci: perché era scritto, banalmente, persino tra le stelle che quella maglia, proprio quella lì, la 7, sarebbe stata pesante come una zavorra. Però Mariano Diaz ci ha messo la faccia e anche il fisico, oltre alla buona volontà, ed ha provato a sfidare il destino: duecento e tre minuti in Liga, zero gol, sono cose che succedono, e magari adesso che non c’è più Lopetegui, da quale ha avuto il piacere di ricevere una sola volta la maglia da titolare, potrà andare meglio. Però, certo, un po’ se l’è cercata, forse grazie a quell’autostima che inevitabilmente ha cominciato a tracimare nel momento in cui il Real Madrid ha deciso di richiamarlo a casa.

Leggi l'articolo completo sul Corriere dello Sport-Stadio in edicola


© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIATEK – GENOA
Detto il Pistolero: 9 gol nelle prime 7

Ma dove stava nascosto? Forse all’ombra di Lewandowski, dunque anche alle spalle di Milik, e più precisamente, così racconta la sua breve carriera, era oltre Stepinski, che nell’Under 21 gli ha rubato la scena e l’ha lasciato in panchina: poi è arrivato il Genoa, gli ha offerto un ruolo da centravanti, ed il pistolero s’è messo a lasciar “vittime” sulla sua strada. Nove gol nelle sue prime sette giornate di campionato, e a ventitré anni (appena) si ha tutto il diritto di avvertire addosso, e persino dentro, una sensazione un po’ strana, quasi stordente, che ti lascia l’immagine sistematicamente in copertina. Si scrive Piatek, si pronuncia Piontek e si legge il gol in ogni sua declinazione.


© RIPRODUZIONE RISERVATA