Napoli, cinque nomi per il centrocampo: ecco la lista di Giuntoli

Da Torreira a Tonali, passando per Lobotka, Berge e Soumaré. Così cambia tutto al centro
Napoli, cinque nomi per il centrocampo: ecco la lista di Giuntoli

È tutto chiaro e ora del Napoli si sa quello che fino a domenica era ormai già noto: c’è un vuoto da colmare, è un buco nero nel quale sono sparite le idee, l’autorevolezza e persino la normalità, perduta ondeggiando tra due filoni interpretativi. Il calcio è materia delicata e si fa in fretta a deragliare da se stessi, smarrendosi nei labirinti di Progetti costruiti e poi demoliti, per un rimbalzo perfido del pallone: a giugno 2018, mica una vita fa, nel Napoli c’erano due identità simili eppure diverse, Jorginho e Diawara, la sintesi perfetta o quasi per sentirsi al riparo da qualsiasi refolo centrale racchiusa in una parola sola: regista. Poi è stata individuata la terza via, il centrocampo liquido, di palleggiatori, niente più schematismo prevedibile. E’ la prima volta che Aurelio De Laurentiis si ritrova a intervenire a campionato in corso e in maniera strategica sulla filosofia d’una squadra che non ha mai seriamente conosciuto le conseguenze di una crisi e che ha dovuto disfare una trama appena allestita: ma con Ancelotti s’era scelto un sentiero, che Gattuso (con la società) vuole evitare, rifugiandosi nella rassicurante certezza del passato. Solo che il 4-3-3, adesso, così, non si può modulare, manca proprio un regista. E quindi sarà almeno indispensabile individuare l’uomo giusto da inserire in questo copione, qualcuno che detti le battute e scandisca il ritmo, uno che somigli più a Torreira, insomma, ma che poi eventualmente abbia qualcosa anche di Lobotka, di Tonali, di Berg o di Soumaré. Si parte dal Mondo, per arrivare al centro del Napoli. Con la consapevolezza che sarà vietato sbagliare e poi impossibile tornare ancora indietro. 

Napoli, serve un rinforzo a centrocampo

È tutto chiaro e ora del Napoli si sa quello che fino a domenica era ormai già noto: c’è un vuoto da colmare, è un buco nero nel quale sono sparite le idee, l’autorevolezza e persino la normalità, perduta ondeggiando tra due filoni interpretativi. Il calcio è materia delicata e si fa in fretta a deragliare da se stessi, smarrendosi nei labirinti di Progetti costruiti e poi demoliti, per un rimbalzo perfido del pallone: a giugno 2018, mica una vita fa, nel Napoli c’erano due identità simili eppure diverse, Jorginho e Diawara, la sintesi perfetta o quasi per sentirsi al riparo da qualsiasi refolo centrale racchiusa in una parola sola: regista. Poi è stata individuata la terza via, il centrocampo liquido, di palleggiatori, niente più schematismo prevedibile. E’ la prima volta che Aurelio De Laurentiis si ritrova a intervenire a campionato in corso e in maniera strategica sulla filosofia d’una squadra che non ha mai seriamente conosciuto le conseguenze di una crisi e che ha dovuto disfare una trama appena allestita: ma con Ancelotti s’era scelto un sentiero, che Gattuso (con la società) vuole evitare, rifugiandosi nella rassicurante certezza del passato. Solo che il 4-3-3, adesso, così, non si può modulare, manca proprio un regista. E quindi sarà almeno indispensabile individuare l’uomo giusto da inserire in questo copione, qualcuno che detti le battute e scandisca il ritmo, uno che somigli più a Torreira, insomma, ma che poi eventualmente abbia qualcosa anche di Lobotka, di Tonali, di Berg o di Soumaré. Si parte dal Mondo, per arrivare al centro del Napoli. Con la consapevolezza che sarà vietato sbagliare e poi impossibile tornare ancora indietro.


TORREIRA - 30 milioni
C’è un uomo al comando, non è tecnicamente solo, però guida quel gruppettino di omologhi che sfilano alle sue spalle, ognuno con la propria diversità, ognuno con la propria importanza tattica. Il profumo di Londra si avverte nell’aria, suscita reazioni composte, spinge persino Giuntoli ad abbozzare un sorriso, standosene però rinchiuso nel suo glaciale silenzio, ma Luca Torreira gli piace, e da un bel po’, è il prototipo del centrocampista da regalarsi pronto per l’uso, è il play da sistemare dinnanzi alla difesa per farlo ringhiare. Trattativa non semplice, tutt’altro, sono improvvisamente cambiate le prospettive, all’Arsenal, con l’arrivo in panchina di Arteta, e ora bisognerà capire se l’uruguayano avvertirà di nuovo il «sacro fuoco» e se quella tentazione d’uscire dalla Premier e di rituffarsi in serie A sia rimasta intatta. Torreira non costa meno di trenta milioni di euro, cifra che il Napoli non è disposto ad investire adesso: si parte dalla volontà di ragionare sul prestito, per poi riparlarne serenamente e compiutamente a giugno prossimo, quando ognuno - Arsenal compreso - avrà ben chiaro quale sia il proprio destino e come doverlo affrontare in mezzo al campo.


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LOBOTKA - 35 milioni

Glielo disse Marek Hamsik, un bel po’ di tempo fa, quando venne interrogato a proposito: «Grande calciatore, prendilo». E Giuntoli conservò quella investitura a futura memoria, che adesso torna attuale: aveva un bel po’ di relazioni, aveva mandato i suoi osservatori speciali in Spagna per studiare Fabian Ruiz ma aveva scoperto anche la lungimiranza di questo slovacco, regista classico, che alle spalle di Hamsik era riuscito a conquistarsi la stima e la riconoscenza del proprio capitano. Ha gamba, corre per sé e se capita anche per te, ed uno spiccato senso geometrico, una clausola che ha frenato il decollo di una trattativa eventualmente destinata ad evolversi già un anno e mezzo fa: ma adesso i tempi sono cambiati, il Celta Vigo sta attraversando un periodaccio, è affossato in classifica, annaspa. La sua resta una tentazione, non può essere considerata ancora una trattativa: lo è stato superficialmente in passato, perché al mercato si sa come vanno certe cose. Però Lobotka rimane nel ventaglio delle ipotesi, tra quelle accreditabili, perché nel data-base di Castel Volturno ci sono ondate di apprezzamento per il suo calcio dinamico.


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BERGE - 25 milioni

Mica bastano due partite per convincersi delle qualità d’un calciatore! E Sander Berg, ventidue anni a febbraio, ha, infatti, sfruttato i suoi centottanta minuti di Champions League che gli azzurri hanno incrociato con il Genk per aggiungere ulteriori indicazioni alle relazioni del Napoli, che da un bel po’ s’era messo in testa di coglierne gli eventuali margini di miglioramento. La struttura fisica, per cominciare, è rilevante, e si sposa anche con la necessità di aggiungere centimetri e muscoli ad una zona che altrimenti rischierebbe di ritrovarsi penalizzata: ma questo è un particolare, dal quale non si giudica un giocatore. Berg ha il passo solenne ed anche una visione che viene ritenuta idonea per tentare di scorgere le linee di passaggio nell’affollata terra di mezzo; però, e questa sa di controindicazione, non è né la cifra (ormai i classici trenta milioni di euro), né il rischio di doversi confrontare con il Liverpool (che si è presentato in Belgio) a frenare Giuntoli: il Napoli ha bisogno di un regista a impatto immediato e con una buona dose d’esperienza nel proprio curriculum vitae. Ci saranno riflessioni ad oltranza su quest’aspetto non secondario.


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SOUMARE' - 35 milioni

L’estate del 2019 a Dimaro-Folgarida, quando tutto comincia, tra il rumore assordante delle pale di un elicottero e la trattativa, poi sfumata, per arrivare a Pépé: quando Boubakary Soumaré compare nel macrocosmo Napoli, ed ha appena venti anni, di lui si sanno già varie cose, non ultima, osservandolo che in qualche modo ricordi Yaya Touré. «Lo cedete?». Il Lilla ha appena stupito in Francia, secondo in classifica alle spalle dell’inarrivabile Psg, e Soumaré, in ventidue presenze, ne ha fatte vedere di cose. Sembra un predestinato e forse lo è, a Castel Volturno viene consigliato da un manager con conoscenze internazionali, ma spiccatamente francesi, e la valutazione è ancora umana, intorno ai dieci milioni di euro. Poi, l’esplosione, che il Lilla, nell’agosto scorso, aveva annusato, e quello scatto immediato verso i trentacinque milioni di euro: adesso è diventato un intrigo internazionale, ci sono anche il Tottenham e il Manchester United, e si sa che certe sfide a volte diventano impossibili, soprattutto contro certi colossi internazionali. Però la speranza di Giuntoli resta accesa, anche se rischia di andare a spegnersi in breve.


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TONALI - 35 milioni

Guardatelo bene, nelle movenze, nella postura, persino fisionomicamente: vi sembrerà Pirlo, non un clone (certi geni sono irriproducibili) ma un rispettoso emulo che si è abbeverato di quel calcio, di quegli atteggiamenti e ne ha assorbito ciò che poteva. E poi studiatelo, persino sommariamente: ha dentro di sé tutto, ma proprio tutto ciò che può (potrebbe) spingere Aurelio De Laurentiis ad osare, in nome del progetto. In Napoli-Brescia, un caldo pomeriggio non recentissimo, Tonali si è preso la partita e l’ha disegnata a modo suo, sfacciato com’è: ci ha ricamato dentro, e gli piace, poi l’ha decorata. A De Laurentiis sono questi i calciatori che stimolano gli interventi, mirati e semmai anche un po’ costosi: Sandro Tonali è un Millennial, compirà venti anni tra sei mesi, è portatore straordinario di calcio vario, ampio, intrigante e persino esaltante e che costi un botto, non meno di trentacinque milioni di euro, può persino diventare secondario. Il problema, ma si fa per dire, si chiama Cellino, intenditore autentico che ai propri gioielli non rinuncia, non a campionato in corso, né quando c’è bisogno di lasciarsi illuminare per intravedere la strada che conduce alla salvezza. Solo che al Napoli il nuovo Pirlo servirebbe subito. 


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È tutto chiaro e ora del Napoli si sa quello che fino a domenica era ormai già noto: c’è un vuoto da colmare, è un buco nero nel quale sono sparite le idee, l’autorevolezza e persino la normalità, perduta ondeggiando tra due filoni interpretativi. Il calcio è materia delicata e si fa in fretta a deragliare da se stessi, smarrendosi nei labirinti di Progetti costruiti e poi demoliti, per un rimbalzo perfido del pallone: a giugno 2018, mica una vita fa, nel Napoli c’erano due identità simili eppure diverse, Jorginho e Diawara, la sintesi perfetta o quasi per sentirsi al riparo da qualsiasi refolo centrale racchiusa in una parola sola: regista. Poi è stata individuata la terza via, il centrocampo liquido, di palleggiatori, niente più schematismo prevedibile. E’ la prima volta che Aurelio De Laurentiis si ritrova a intervenire a campionato in corso e in maniera strategica sulla filosofia d’una squadra che non ha mai seriamente conosciuto le conseguenze di una crisi e che ha dovuto disfare una trama appena allestita: ma con Ancelotti s’era scelto un sentiero, che Gattuso (con la società) vuole evitare, rifugiandosi nella rassicurante certezza del passato. Solo che il 4-3-3, adesso, così, non si può modulare, manca proprio un regista. E quindi sarà almeno indispensabile individuare l’uomo giusto da inserire in questo copione, qualcuno che detti le battute e scandisca il ritmo, uno che somigli più a Torreira, insomma, ma che poi eventualmente abbia qualcosa anche di Lobotka, di Tonali, di Berg o di Soumaré. Si parte dal Mondo, per arrivare al centro del Napoli. Con la consapevolezza che sarà vietato sbagliare e poi impossibile tornare ancora indietro. 

Napoli, serve un rinforzo a centrocampo

È tutto chiaro e ora del Napoli si sa quello che fino a domenica era ormai già noto: c’è un vuoto da colmare, è un buco nero nel quale sono sparite le idee, l’autorevolezza e persino la normalità, perduta ondeggiando tra due filoni interpretativi. Il calcio è materia delicata e si fa in fretta a deragliare da se stessi, smarrendosi nei labirinti di Progetti costruiti e poi demoliti, per un rimbalzo perfido del pallone: a giugno 2018, mica una vita fa, nel Napoli c’erano due identità simili eppure diverse, Jorginho e Diawara, la sintesi perfetta o quasi per sentirsi al riparo da qualsiasi refolo centrale racchiusa in una parola sola: regista. Poi è stata individuata la terza via, il centrocampo liquido, di palleggiatori, niente più schematismo prevedibile. E’ la prima volta che Aurelio De Laurentiis si ritrova a intervenire a campionato in corso e in maniera strategica sulla filosofia d’una squadra che non ha mai seriamente conosciuto le conseguenze di una crisi e che ha dovuto disfare una trama appena allestita: ma con Ancelotti s’era scelto un sentiero, che Gattuso (con la società) vuole evitare, rifugiandosi nella rassicurante certezza del passato. Solo che il 4-3-3, adesso, così, non si può modulare, manca proprio un regista. E quindi sarà almeno indispensabile individuare l’uomo giusto da inserire in questo copione, qualcuno che detti le battute e scandisca il ritmo, uno che somigli più a Torreira, insomma, ma che poi eventualmente abbia qualcosa anche di Lobotka, di Tonali, di Berg o di Soumaré. Si parte dal Mondo, per arrivare al centro del Napoli. Con la consapevolezza che sarà vietato sbagliare e poi impossibile tornare ancora indietro.


TORREIRA - 30 milioni
C’è un uomo al comando, non è tecnicamente solo, però guida quel gruppettino di omologhi che sfilano alle sue spalle, ognuno con la propria diversità, ognuno con la propria importanza tattica. Il profumo di Londra si avverte nell’aria, suscita reazioni composte, spinge persino Giuntoli ad abbozzare un sorriso, standosene però rinchiuso nel suo glaciale silenzio, ma Luca Torreira gli piace, e da un bel po’, è il prototipo del centrocampista da regalarsi pronto per l’uso, è il play da sistemare dinnanzi alla difesa per farlo ringhiare. Trattativa non semplice, tutt’altro, sono improvvisamente cambiate le prospettive, all’Arsenal, con l’arrivo in panchina di Arteta, e ora bisognerà capire se l’uruguayano avvertirà di nuovo il «sacro fuoco» e se quella tentazione d’uscire dalla Premier e di rituffarsi in serie A sia rimasta intatta. Torreira non costa meno di trenta milioni di euro, cifra che il Napoli non è disposto ad investire adesso: si parte dalla volontà di ragionare sul prestito, per poi riparlarne serenamente e compiutamente a giugno prossimo, quando ognuno - Arsenal compreso - avrà ben chiaro quale sia il proprio destino e come doverlo affrontare in mezzo al campo.


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