Ronaldo, tre milioni a gol

Ronaldo, tre milioni a gol© Getty Images
Ivan Zazzaroni
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L’ immagine del dio portoghese baciato dal talento e dalla fortuna, sempre ridente, sul pezzo e accompagnato da marce trionfali e dai colori della vittoria, s’avvia a sciogliersi in uno struggente fado, l’antico canto del destino. «Se torturi i numeri abbastanza a lungo - diceva Greg Easterbrook - confesseranno qualsiasi cosa». Anche che Ronaldo è stato un investimento estremamente deludente. Novantotto partite e 81 gol in A, la media - 0,82 - è la migliore di tutti i tempi, superiore allo 0,77 dell’ex primatista Nordahl. Per inciso, l’anno scorso Cristiano è stato il capocannoniere del campionato con 29 centri. Salgono a 101, i gol, in 134 partite, se si considerano le coppe. Diciassette gli assist ufficiali (l’inimitabile Massimo Perrone li ha ripuliti calcolando quelli della Lega, non dei siti, per la A e verificando partita per partita quelli in Champions). In tre anni ha conquistato 2 scudetti, 2 supercoppe italiane e una coppa Italia ma - senza colpe specifiche, tutt’altro - ha anche partecipato all’unico campionato perso su dieci e a tre pesanti eliminazioni in Champions, l’obiettivo per il quale era stato acquistato.

A oggi è costato all’incirca 305 milioni, fra transfer e ingaggio. Facendo il conto della serva, il prezzo di ogni suo gol supera i 3 milioni di euro, per la precisione 3.019.802. Ronaldo ha fatto indubbiamente crescere il club nel suo complesso, migliorandone lo standing internazionale. Ha anche inciso sull’incremento del fatturato societario, ma poi - purtroppo per la Juve e per tutti - la pandemia ha vanificato lo sforzo prodotto, azzerando i vantaggi finanziari derivati dalla sua presenza.

Si è rivelato, insomma, un investimento “investito” perfino dalla sfiga. Anche il nostro campionato ha ottenuto benefici dalla presenza di Cristiano nel primo anno e mezzo (sono aumentate le presenze negli stadi dove giocava la Juve), ovvero fino alla chiusura al pubblico degli impianti a causa del Covid.

Quando Andrea Agnelli decise di alzare notevolmente l’asticella giocando la carta rischiosa dell’utopia, non acquistò soltanto un fuoriclasse, fece società con un’altra multinazionale, ma di natura individuale: per Cristiano, mai un capello fuori posto, quel che conta è soprattutto il fatturato personale che si alimenta con i gol, i trofei, i follower e i like da sponsorizzazione. E quando i gol arrivano ancora ma i trofei che contano vengono a mancare e l’età avanza, accade quello che stiamo vedendo da settimane. Un cortocircuito continuo di debolezze che scuote, allarma, stordisce. Comunque vada a finire, hanno perso tutti.


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