Mercato, non solo Lukaku: la lista dei bomber scontenti fa impressione

L’ira di Suarez, le smanie di Morata, i post di Icardi e la sindrome dell'eterno secondo di Lewandowski: nervosi o in scadenza di contratto, c'è tensione sotto porta
Mercato, non solo Lukaku: la lista dei bomber scontenti fa impressione
Marco Evangelisti
3 min

Calma e gesso, non è niente di preoccupante. Una pandemia, sì, ma solo di smorfie di disappunto. Quando c’era Ibrahimovic, caro lei, si chiamavano mal di pancia. Ah, Ibra c’è ancora e sembra una notizia. Ha fatto prima a scocciarsi Lukaku del Chelsea e della Premier che Zlatan del Nuovo Milan Paradiso. In effetti il maestro storico degli scettici e signore degli scontenti non ha alcun motivo di lamentarsi, lì e oggi. Non ne avrebbero neppure gli altri, però lo fanno. Quello del centravanti evidentemente è un lavoro duro, con tutti questi tizi che ti giudicano dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.

Morata, Juve e Barcellona

Alvaro Morata, per dirne uno. Luis Suarez, per dirne due. E poi avanti con la lista. Hanno avuto quello che volevano e hanno anche restituito, a essere intellettualmente onesti. Dunque gli incavolati diventano in automatico materiale da mercato. Morata non amava granché stare al Real Madrid e neppure all’Atletico, e due volte la Juventus lo ha salvato da quei destini amari. Adesso eccolo rendere omaggio alla Catalogna, che sempre Spagna è ma oggettivamente diversa, pretendendo di andare al Barcellona proprio ora che Allegri contava su di lui anche, ma non solo, per mancanza di alternative. Comunque è contare su uno che procederà pure per entusiasmi intermittenti e non avrà la chiarezza di idee del leader, ma intanto nelle ultime cinque partite ha messo insieme tre gol e un assist, oggigiorno materia prima abbastanza rara nel territorio bianconero. Pare gli secchi tornare all’Atletico qualora la Juve non lo riscatti.

Suarez e Simeone

Viene in mente che l’estate scorsa aveva detto qualcosa del tipo: sarebbe interessante riprendere a lavorare con Simeone. Non è un politico, non è tenuto alla coerenza ideologica. Peraltro lavorare con Simeone dev’essere il sogno di molti e l’incubo di alcuni. Suarez, che dal Barcellona era scappato - mentre le sentinelle fischiettavano guardando dall’altra parte, bisogna ammettere - in un periodo di latente crisi aziendale, a parte una goffa deviazione verso Torino si è diretto deciso verso l’Atletico. Finché ha scoperto che Simeone lo sostituisce spesso, per esempio ieri. E, stando agli interpreti specializzati in movimento delle labbra, un giorno di questi lo ha invitato con una certa decisione ad andare al gabinetto.

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