La Premier e un potere indecente

La Premier e un potere indecente
Antonio Giordano
3 min

Ci siamo persi qualcosa perché la regina è salva da un bel po’ e se la passa calcisticamente anche molto bene, con l’aiuto (ovviamente) di Dio: la Brexit è rimasta uno spiffero della memoria (what is it?), l’Unione Europea sta oltre la Manica e il tintinnio dei pounds fa da colonna sonora a questo calcio giocato su distanze siderali. Mentre in Italia non hanno ancora seriamente aperto il tendone della fiera dei sogni, e il management è costretto ad inventarsi sani esercizi di finanza creativa, il Liverpool ha lasciato che Sadio Mané emigrasse al Bayern Monaco per 40 milioni, ci ha aggiunto un bel po’ di sterline e poi ne ha girato un centinaio al Benfica per prendersi Darwin Nuñez.  

Sono esagerati questi inglesi del Nord: un anno fa, un’ottantina di chilometri più in là da Anfield, a Manchester ma sponda City, decisero di offrire uno strappo netto a qualsiasi convenzione e con un gettito di danaro impressionante - 110 milioni di sterline - regalarono Jack Grealish al Pep, un cultore dell’estetica che con Haaland (60 di clausola) può pure buttarla sulla forza. Ma la differenza, affinché fosse certificata da un confronto diretto tra questi due Mondi, ha deciso di sottolinearla il Newcastle, con un’irruzione capace di far impallidire il Milan, da un bel po’ innamoratosi di Sven Botman: i milioni del diavolo sono stati (chiaramente) bruciati dalla proposta indecente che il Lilla s’è visto calare dagli arabi, che con 37 milioni hanno sbarazzato via la concorrenza. Il Nottingham Forrest, che ha una sua storia abbagliante, resta comunque una neopromossa, e per festeggiare il ritorno in Premier, dopo 23 anni, s’è concesso un colpo: i Robin Hood del calcio stavolta hanno voluto stravincere e per il proprio valzer da debuttanti hanno invitato Awoniyi, nigeriano dell’Union Berlino, hanno versato una ventina di milioni ed hanno continuato la festa.  

Il benessere è nei diritti televisivi, non solo nelle proprietà e negli impianti, ed in una divisione più equa che consente di sentirsi vivi. Per fortuna, in Italia c’è almeno un Galliani che sa come si fa e studia un Progetto lungimirante per il suo Monza; o un Marotta che a distanza di dodici mesi va a riprendersi Lukaku, ceduto nel giugno del 2021 per 115 milioni e ora riacquistato in prestito ad 8 con stipendio decurtato con il decreto crescita. Ma, a pensarci bene, pure questo è uno schiaffo che ci arriva dal Chelsea, incurante di aver buttato via in appena trentotto domeniche effettive tutta quella ricchezza. Game, set and match direbbero a Londra, mentre noi rovistiamo il fondo dei barili che loro hanno invece colmi d’oro. Why? 


© RIPRODUZIONE RISERVATA