Dybala, lo scarto inestimabile

Dybala, lo scarto inestimabile© EPA
Alessandro Barbano
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Uno scarto di inestimabile valore, questo è Dybala. E l’ossimoro racconta l’inedita stagione del calcio. Dove un fuoriclasse può restare all’angolo, o piuttosto riempire con il suo solo nome uno stadio come il Maradona. La crisi finanziaria dei club sovrappone due realtà confliggenti: quella di un campione messo alla porta dalla Juve dopo due stagioni non esaltanti, e quella di un mito argentino ancora tutto intatto, pronto a riaccendere la passione per la bellezza del suo gioco, dovunque vada. Dybala costa troppo, pretende una squadra che corra per lui, soffre la fisicità dell’avversario, va incontro negli ultimi tempi a infortuni frequenti. Eppure ha ancora l’età, la classe, la voglia, la personalità per prendere una squadra e portarla in cielo.

I centoquindici gol che raccontano i suoi sette anni in bianconero sono un assaggio di ciò che l’argentino può ancora dare e chiedere al calcio. Per questo le compatibilità finanziarie e lo stesso rapporto tra costi e vantaggi di un’operazione, che lo riguardi, devono essere valutati con un approccio non puramente matematico. Lo ha capito Galliani, pur consapevole che la sua sarebbe, a prescindere dai milioni dell’ingaggio, un’offerta indecente rispetto alle aspettative sportive di Paulo. Lo ha capito il Napoli che, mentre taglia in maniera draconiana il monte ingaggi, sonda il procuratore dell’argentino perché sa che Dybala da solo può riempire il Maradona, come non ha fatto l’anno scorso un campionato giocato sempre ai vertici.

Lo ha capito prima di tutti Giuseppe Marotta, il più intuitivo, il più attrezzato, il più maturo dirigente del calcio italiano. Che Dybala lo ha prenotato con una promessa sulla parola. E che quella parola farà di tutto per farla valere. Non solo perché con l’argentino l’Inter sarebbe perfetta. Ma perché la sua lungimiranza va oltre gli interessi di parte e oltre le stesse preferenze tattiche di un allenatore come Inzaghi, che per Paulo non si straccerebbe le vesti. Marotta sa che far scappare dal calcio italiano quel poco di Joya che gli resta non sarebbe il modo migliore per ripartire. E noi la pensiamo come lui.


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