Rafaela Pimenta: "Ecco le ultime parole che mi ha detto Raiola"

Il ricordo della donna che ha ereditato l'agenzia del procurarore: "Ho conosciuto Mino in Brasile, fumava come un matto e mi faceva mille domande". Da Pogba a Haaland, l'avvocato racconta i 'segreti' del mercato
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"Le ultime parole che Mino mi ha detto sono quelle che mi ha detto sempre: 'Devi essere felice. Non devi fermare la tua vita, devi fare quallo che ti fa stare bene'". A parlare in un'intervista a Sky è Rafaela Pimenta, storica collaboratrice di Raiola, scomparso a 54 anni lo scorso aprile. "Ho sempre voluto fare l'avvocato e il mio primo contratto diceva che mio fratello sarebbe stato il mio schiavo per un giorno. Mino l'ho conosciuto in Brasile - racconta la donna che ha ereditato l'agenzia del procuratore -. Svolgevo un lavoro per una società di Rivaldo e César Sampaio, la CSR, seguendo gli aspetti legali. Un bel giorno vado nel loro ufficio e c'era uno lì seduto, che fumava come un matto e faceva mille domande. Voleva sapere la legge, come era il paese. Voleva sapere tutto e quindi iniziammo a chiacchierare. Il secondo giorno si presentò lì con un ragazzo dicendomi: ‘Questo è un giocatore di San Paolo e deve andare in Italia: come devo fare? Trovami una maniera' e parlava sul serio".

Il ricordo di Mino

Da lì è iniziata una collaborazione sempre più stretta che ha portato l'avvocato brasiliano a trasferirsi in Europa: "Mino era molto intenso - ricorda ancora Pimenta -. Poteva esplodere trenta volte al giorno, io mai. Quando lui era nervoso, io ero sempre tranquilla. Se si arrabbiava con te oggi, il giorno dopo già non si ricordava più. Era una persona molto tollerante. Lui non aveva battaglie, voleva fare le cose senza pregiudizio. Voleva proporre qualcosa per entrare nel sistema e fare le cose insieme nel calcio, perché quello che facciamo noi è un riflesso di quello che fanno i giocatori e i club". Così parla invece del calcio italiano: "Quando ho iniziato questo lavoro tutti i calciatori brasiliani volevano venire in Italia. Perché non possiamo rivoluzionare un'altra volta e fare di più?".

Pogba e la Juve

E nella scuderia ci sono tanti italiani, di nascita o di adozione come Paul Pogba: "I dirigenti della Juventus erano passati in ufficio per chiedere come stesse Mino. Ci salutiamo e quando eravamo lì è nata quest'idea di chiamare Paul e parlare un po’ con lui e vedere come vedeva l'idea di tornare alla Juve. Haaland? Alcune volte hanno chiesto di Erling sì: com’era, com’era la sua storia, come stava andando". Catenaccio sulla presunta clausola rescissoria (attivabile nel 2024) nel contratto del norvegese passato in estate al Manchester City: "Di questo, come avvocato, non posso parlare". C'è poi l'ex juventino De Ligt: "Non sono d'accordo quando dicono che lui critica la Juve, perché non è quello che lui fa". Così infine su Balotelli e Donnarumma: "Mario è un ragazzo che fa di testa sua, fa come vuole lui. È sempre stato così e lo fa con felicità. Quindi fino a quando è convinto di quello che fa, contento lui e contenti noi. Chi siamo noi per avere un’idea al posto suo? Donnarumma? Se guardiamo indietro lasciare il Milan è stata la scelta giusta. Gioca, sta bene e non si lamenta".


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