Paulo Bruno Exequiel Dybala ha ventotto anni. Ha giocato per 7 stagioni consecutive nella Juve segnando 115 gol fra campionato e coppe (11 più di Platini), vincendo 5 scudetti, 4 Coppe Italia e 3 Supercoppe di Lega. Nell'Argentina di Messi, campione del Sudamerica, è considerato l'alter ego di Leo, anche se questi è decisamente troppo ingombrante, tant'è vero che Dybala ha collezionato sì 34 presenze con l'Albiceleste, ma 18 da subentrante e ha segnato soltanto 3 gol, l'ultimo dei quali all'Italia, il 1° giugno scorso a Wembley.
La condizione di Marotta
Nell'arco della sua carriera, mai prima d'ora Dybala ha visto il proprio ingaggio condizionato dal rendimento: le ultime due stagioni in bianconero le ha vissute in altalena, certo non per colpa sua, ma a causa del Covid, di un serio infortunio muscolare, di due ricadute, della convivenza non sempre facile con Ronaldo, a suo tempo. Tuttavia, Marotta lega l'arrivo all'Inter di Paulo a una clausola traducibile con la formula 'Più giochi, più guadagni'. E' evidente che la frenata sull'operazione non nasca solo e soltanto dall'incipiente ritorno di Lukaku e dalla necessità di sfoltire l'attacco, salutando uno o anche due fra Correa, Dzeko, Sanchez per alleggerire considerevolmente il monte ingaggi.
Il sigillo di Zhang
La proposta scritta dell'Inter è sul tavolo: contratto di 4 anni in cambio di 5 milioni di euro netti a stagione che diventano 6 se Dybala gioca almeno il 50 per cento delle partite in programma, fra campionato e coppe. L'offerta è più che ragionevole, considerati i chiari di luna, gli equilibri di bilancio nerazzurri e gli equilibrismi che Marotta deve fare, assieme ad Antonello, per tenere sotto controllo le entrate e le uscite, altrimenti Zhang non può e non vuole apporre il sigillo all'operazione. E pensare che, se avesse voluto, il mitologico Antun avrebbe potuto siglare l'accordo prima del ciclone Lukaku. Ora l'Inter suona un'altra musica, auspicando che da questo orecchio ci sentano Dybala e chi ne cura gli interessi.