VERONA (dall’inviato) - Otto è il simbolo dell’infinito, del cerchio che si chiude, dell’abbondanza che completa e appaga. Otto sono i colpi che fanno volare Thiago Motta fin sopra le nuvole, consentendogli di ambire a vette impossibili anche solo da immaginare nel momento in cui Elkann ha posto un freno alle spese folli e ha cominciato a parlare apertamente di «sostenibilità». Dopo i tre anni di rigida dieta economica - i tre anni di Allegri, trascorsi tra inchieste e difficoltà extracampo - e le due sessioni concluse a “spesa zero” e senza particolari acuti, la Juventus ha messo a segno otto acquisti magistrali, diventando la regina di un mercato non ancora concluso. Douglas Luiz, Thuram, Di Gregorio, Kalulu, Cabal, Nico Gonzalez, Conceiçao e Koopmeiners: tutti insieme, tutti chiusi in meno di due mesi, con Sancho alla possibile prova del nove. Alla faccia del piano triennale di rinforzamento della rosa: lo shock è stato talmente immediato da aver fatto sballare anche il pallottoliere economico.
Juve, un mercato da 200 milioni
Dunque, quanto è costata questa rivoluzione? Formalmente 197,5 milioni di euro esclusi i bonus, in alcuni casi facilmente raggiungibili e in altri meno, formula utilizzata spesso dal direttore tecnico Giuntoli come strumento per avvicinare anche le richieste più esose. Si pensi ai casi di Nico e Koop: la Fiorentina chiedeva 40 milioni, l’Atalanta 60 milioni, ma di parte fissa otterranno rispettivamente 36,5 e 50. Realisticamente, e guardando soltanto a questo esercizio, la nuova Juve di Motta è stata costruita con 53,8 milioni. È questo, cifre alla mano, l’impatto sul bilancio di questa annata. La Juve, come ormai fanno quelli con più idee che soldi, paga infatti in comode rate. I 51,8 milioni per Douglas Luiz? Estinguibili in quattro anni. I 20,6 per Thuram e i 12,8 per Cabal? In tre. Di Gregorio? Arriva in prestito per 4,5 milioni e il riscatto potrà essere spalmato dal 2025 al 2027. L’unico calciatore che viene a costare “qui e ora” è Conceiçao, in prestito oneroso per 7 milioni. Il resto lo hanno fatto le cessioni: Soulé, Huijsen, Iling-Junior, Kean, De Winter, Barrenechea, Kaio Jorge e Nicolussi Caviglia porteranno 22,6 milioni oggi e 95,5 in totale. Giuntoli compra e cede con le stesse modalità.
Juve, il mercato incide sul futuro
In qualsiasi caso, si può notare come la Signora si sia autofinanziata con i premi relativi della Coppa Italia, con la partecipazione alla prossima Supercoppa e con l’accesso nelle nuove coppe internazionali, senza dimenticare l’aumento di capitale dell’azionista di maggioranza che ha portato liquidità per la gestione ordinaria. Il trofeo nazionale conquistato dalla squadra di Allegri ha portato 7,5 milioni, la sola qualificazione alla final four di Riyad altri 2,5, il ritorno in Champions 25 e l’accesso al Mondiale per Club dovrebbe portare in dote un ticket da 20 milioni. In quest’ultimo caso il condizionale è d’obbligo, visto che la Fifa non ha ancora ufficializzato premi, sedi, sponsor e altre questioni come l’urgenza dei contratti in scadenza al 30 giugno con il torneo che si protrae fino a luglio. Dilazionando i pagamenti sui successi esercizi, però, la Juve ha fatto una sorta di patto col diavolo: i 50 milioni spesi ora dovrà infatti “impegnarli” anche nelle prossime sessioni - almeno quattro - partendo ogni anno già con un deficit nell’eventuale budget da utilizzare per gli altri rinforzi. La Champions, da questo punto di vista, è fascinosamente letale: se esserci è il sogno di chiunque, restarci può diventare la vera ossessione. Basta un anno fuori dal grande giro per creare ferite nel bilancio colmabili solo con sacrifici e cessioni dolorose. Le prossime, probabilmente, saranno sessioni meno scintillanti di questa, ma è un compromesso che alla Continassa hanno già accettato: una squadra così giovane (a Verona c’erano sette titolari nati dopo il 2000), la qualità degli acquisti e il ciclo Motta appena iniziato lasciano indurre che nel prossimo triennio ci sia da ritoccare il meno possibile. Il grosso del lavoro è stato già fatto.