Lazio, Lotito a gennaio non spende: un lungo elenco di flop

L’anno scorso arrivò Cabral dopo l’inseguimento a Miranchuk. L'unico colpo Candreva nel 2012, poi soltanto delusioni
Lazio, Lotito a gennaio non spende: un lungo elenco di flop© LAPRESSE
Fabrizio Patania
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ROMA - La nemesi: Jovane Cabral, una comparsa con la Lazio nella scorsa primavera, a Salerno “libererebbe” il norvegese Botheim, antico obiettivo di Tare, o Bonazzoli, entrato da mesi nel mirino di Sarri e nelle ultime ore trattato dal Sassuolo. Tutti prendono attaccanti, anche solo di complemento. Non il senatore Lotito, nascosto dietro al trito e ritrito ritornello. La Lazio, a suo dire, non avrebbe bisogno di rinforzi per pensare a un piazzamento Champions e poi occhio a non turbare l’equilibrio dello spogliatoio, un teorema da appioppare (senza motivo) a Immobile come in passato succedeva con Klose e Rocchi. La verità è che Tare, tolto il biennio di Caicedo (ideale per età, valore e pretese contenute), non ha mai voluto un organico con due prime punte se il modulo ne prevedeva una sola titolare. E Lotito, di solito propenso ad alleggerire i costi nel secondo semestre del bilancio (chiusura il 30 giugno), non ha mai tirato fuori i soldi a gennaio. Solo prestiti, gratis o quasi. Mai investimenti. Gli unici risalgono alla stagione veramente a rischio della sua gestione. Dias, Biava e Floccari nel 2010, quando Ballardini aveva trascinato la squadra biancoceleste a un passo dalla retrocessione in B. L’intuizione Candreva, due anni dopo, venne partorita da Reja e dai suoi contatti con Pastorello. La Lazio era in corsa Champions e il vecchio Edy minacciò le dimissioni e convinse Lotito a chiudere l’operazione con una telefonata agitatissima a meno di mezz’ora dal gong delle trattative. Il giorno successivo non mancò l’inevitabile discussione con Tare. Passano gli anni, non cambia la storia, figuriamoci le dinamiche. Basterebbe cambiare i nomi, la cronaca è già scritta, va solo ristampata. La diversità è nel buon senso di Sarri. Sa già come andrà a finire e ha rinviato i conti al termine della stagione e allora non si potranno escludere i colpi di scena.  

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La cronaca, diventata storia, racconta attraverso i nomi il tragicomico mercato invernale della Lazio negli ultimi anni, infarciti di falsi obiettivi, sfumati chissà come. Nel 2022, tanto per tornare alla gestione Sarri, gennaio trascorse con il vano inseguimento a Miranchuk. Alla fine arrivò Cabral, visto in fretta e furia dagli analisti di Mau due ore prima che si chiudessero le liste. Musacchio (rotto) rovinò l’ultimo inverno Champions di Inzaghi. Bisevac e Mauricio, in epoca precedente, guastarono i piani di Pioli. Mau, almeno, è un passo avanti. «Non mi aspetto niente perché non abbiamo parlato di niente». L’elenco del passato è agghiacciante. Meglio restare così. 

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