INVIATO A FIRENZE - Lo caccia? La risposta è no, non lo caccia. Lotito va avanti con Tudor, ingaggiato a fine marzo dopo le dimissioni di Sarri e sotto contratto sino al 30 giugno 2025. Si possono escludere colpi di scena o un altro cambio di allenatore sulla panchina della Lazio? Neppure, perché un margine di discussione con la dirigenza esiste e nessuno è in grado di stabilire quali siano i reali pensieri del tecnico croato, in vacanza a Spalato. Ecco l’autentica variabile in grado di scatenare una clamorosa rottura. La possibilità che Igor decida di interrompere in anticipo il rapporto, come ieri si mormorava a Roma e negli ambienti di mercato senza una verifica piena e diretta. Gli ultimi contatti con la società risalgono al pomeriggio di venerdì, quando il tecnico croato è stato informato al telefono dell’epilogo della trattativa per Kamada, il centrocampista prediletto. Secondo la versione registrata a Formello, non avrebbe fatto percepire segnali di stanchezza. Il giapponese non ha depositato l’opzione di rinnovo e non resterà a Roma. Un altro pezzo da novanta in uscita dopo l’addio di Felipe e la cessione ormai definita (oggi potrebbe essere ufficiale) di Luis Alberto in Qatar.
Distanze
Lotito urlava, bollando come sciocchezze e destituite di ogni fondamento (un must), le indiscrezioni relative al piano di ricostruzione della Lazio. Ieri è stato contestato di nuovo. Cartelli di protesta, inviti a lasciare il club. Reagirà. Certe perplessità sono anche sue e non ha avuto la forza di negarle, anzi ripeteva che Guendouzi è un buon giocatore e non va discusso. Al riguardo bisognerebbe convincere Tudor, realmente inviso a una discreta percentuale dello spogliatoio. La Lazio, ecco la verità, si trova in un vicolo cieco. Da una parte c’è un tecnico che dal suo arrivo ha bocciato Isaksen, ha impiegato Rovella solo nelle ultime due partite e porterebbe l’ex centrocampista dell’OM verso la cessione. Dall’altra c’è un club che deve sbattersi per trovare i nuovi Luis Alberto, Milinkovic e Felipe, magari un centravanti in grado di sostituire Immobile, senza discutere tre acquisti su cui aveva investito 50 milioni pochi mesi fa. Sotto la gestione Sarri funzionavano. «Non è la Lazio a dipendere dalle persone e dagli interessi individuali, ma il contrario» ci ha spiegato Lotito con grande chiarezza, quando si è calmato dopo aver snocciolato i suoi vent’anni di gestione, la qualificazione in Europa League (sospirata sino all’ultima giornata) e sottolineato che il suo organico senza alcuni intoppi avrebbe potuto lottare per il quinto posto e la Champions. Dentro il suo ragionamento Tudor è caduto esattamente come Sarri l’estate scorsa. Gli acquisti e le cessioni spettano alla società. Guendouzi resterà (se sul tavolo non pioveranno i 30 milioni dell’Aston Villa) come Isaksen e Rovella. Igor può suggerire nomi e ruoli, poi decide il club. Se gli va bene, continuerà ad allenare la Lazio. Se non è contento, può prendere un’altra strada e nessuno lo fermerà o lo tratterrà con la forza.