Napoli, summit Spalletti-De Laurentiis: i retroscena e le strategie

Il campionato lascia in eredità un terzo posto e la Champions: presidente e tecnico a colloquio per gettare le basi del futuro
Napoli, summit Spalletti-De Laurentiis: i retroscena e le strategie© SSC NAPOLI via Getty Images
Antonio Giordano
5 min

NAPOLI - Si chiami summit o anche briefing, si definisca meeting o ci si accontenti di rimanere dentro una semplice riunione operativa, quello è il futuro e quella è Napoli, che vista dall’alto in basso - da un terrazzo con panorama mozzafiato - impone di darsi un orizzonte: il futuro è adesso, perché il campionato sta andando, lascia in eredità un terzo posto e anche una cinquantina di milioni (circa) che la Champions finirà per elargire con la sua solita magnanimità, e il tempo fa capitalizzato per guardarsi dentro e per capire. Il Britannique è casa Napoli, ci vive Luciano Spalletti, ci alloggia Aurelio De Laurentiis, ci arriva di buon’ora anche l’amministratore delegato, Chiavelli, che vengono raggiunti da Cristiano Giuntoli: si scelga il termine più appropriato e comunque di fatto quello è un incontro al vertice, in sui gli aspetti tecnici e quelli economici devono essere sistemati sul tavolo. 

Napoli anno zero: le ambizioni dopo l'addio di Insigne

Sta per cominciare l’anno zero o qualcosa che gli somiglia assai: Insigne è andato via, Ghoulam e Malcuit sono in scadenza e Osimhen è l’oro di Napoli che può essere inseguito, costi quel che costi, dalla Premier, Newcastle in testa. Ma altre domande resteranno inevase, almeno sino a quando il mercato non orienterà le scelte, perché così andrà: e se Fabian Ruiz, che ha un contratto in dissolvenza nel 2023 - come Meret - avvertisse una chiamata dalla Spagna o dall’Inghilterra, altro andrebbe fatto, per una squadra che a dicembre ha perso Manolas e lo ha sostituito con Tuanzebe (minuti giocati: 130). E allora, ripartire, però dalla colonna vertebrale, o dalla spina dorsale, o dall’asse portante: per non doversi rifondare, e rischiare di dover perdere settimane (o mesi?), Spalletti vorrebbe tanto che rimanessero, senza se e possibilmente pure senza ma, Ospina in porta, Koulibaly al centro della difesa e Anguissa in mezzo al campo, il resto andrà poi deciso dopo aver annusato l’aria, perché non si sa mai. 

Napoli, il valore della squadra

In una squadra che Spalletti ha riportato dopo due anni in Champions, c’è materiale tecnico e umano di rilievo: a destra, in difesa, la coppia Di Lorenzo-Zanoli garantisce freschezza ed elasticità in prospettiva; Rahmani e Juan Jesus (che verrà confermato) sono i soci del K2, al fianco del quale dovrà arrivare un quarto; e a sinistra, va sistemato un compagno per Mario Rui. Il centrocampo che verrà ruoterà intorno a Lobotka, il regista che ha stravolto qualsiasi giudizio ed ha dimostrato quanto fosse stata sbagliata la valutazione in passato, ma Elmas è un punto fermo e lo sarebbero anche Fabian Ruiz e Zielinski se non avessero la possibilità di attirare intorno a sé investitori. 

Scamacca, qualcosa in più di un pensiero

Khvicha Kvaratskhelia (21) è l’erede di Insigne e lui con Lozano si terranno la corsia di sinistra, mentre a destra rimane per il momento solo Politano: il Napoli non ha particolare fretta, può prendersela con comodo, verificare ciò che capita in questo macro-universo che si chiama mercato e intanto decidere altro. Ad esempio: cercare di arrivare a un accordo con Mertens, che ha voglia di restare, e anche di sondare un centravanti come Scamacca, che piace eccome, e che potrebbe diventare l’alternativa di Osimhen, se proprio dovessero presentarsi a Castel Volturno facoltosi imprenditori decisi a tutto, pure a sfondare il muro dei cento milioni di euro. E a quel punto, Scamacca diventerebbe qualcosa in più d’un pensiero spettinato del Napoli, che la Champions la farà e potrebbe esaudire i desideri del centravanti del Sassuolo: «La mia priorità è affermarmi e restare in Italia, magari giocando la Champions».


© RIPRODUZIONE RISERVATA