Antonio Conte ha scalato il monte Pratello in bici: divisa del Napoli, caschetto azzurro, mountain bike verde militare, zainetto, sorrisi. Al suo fianco ci sono Lele Oriali, Cristian Stellini, Elvis Abbruscato e Costantino Coratti: lavorano insieme in campo e soffrono insieme in sella, come fa una vera squadra. Il signor Antonio ha pedalato sfiorando i 1.600 metri, s'è rifocillato in baita con i grandi classici del territorio - arrosticini, salsiccia, scamorza, verdure - e poi è tornato alla base. Rivisondoli-Roccaraso-Rivisondoli: aria pura, senso di libertà, attività fisica e giusto qualche seccatore a un telefono che non smette mai di trillare e lo riporta alla realtà. Ottima maniera di trascorrere il giorno libero concesso alla squadra, a se stesso e al suo gruppo di lavoro. L'ultimo prima di cominciare ufficialmente la scalata verso la Coppa Italia: sabato cominciano la stagione e l'avventura, e andrà in scena il primo Napoli di Conte. Un po' diverso da quello che probabilmente immaginava a 12 giorni dal campionato: al centro dell'attacco c'è un vuoto di potere creato dalla situazione di Osimhen. Conseguenze dirette: Osi non ha sempre lavorato al ritmo della squadra e non ha mai giocato le amichevoli, e con il mercato aperto fino al 30 agosto e un futuro tutto da definire finora non è mai stato realmente a disposizione. Conseguenze indirette: l'arrivo di Lukaku è strettamente legato alla cessione di Osi. E a Conte, questa storia, comincia inevitabilmente a creare problemi. E pensieri.
Napoli, Conte ha il vuoto davanti
Il gioco dei 9 sta rischiando di diventare pericoloso giorno dopo giorno. È vero che alla chiusura di piazza affari del calcio mancano 24 giorni e che il grande giro delle punte sta partendo soltanto ora, ma poi oltre le logiche del mercato ci sono le ineluttabili necessità di un tecnico che la città ha accolto come il salvatore della patria e che l'Italia aspetta come uno degli uomini da battere. Tutto bello e tutto vero, considerandone il livello e i valori assoluti. Ma Conte è anche l'allenatore di un gruppo reduce da una stagione di paradossi che hanno superato la fantasia e di momenti di sofferenza che hanno sfiorato l'appiattimento. E per quanto i primi (ottimi) risultati siano sotto gli occhi di tutti quelli che hanno visto il Napoli all'opera in ritiro e in partita, l'assenza del principe azzurro del gol resta un vero, enorme limite. Una situazione ereditata che subisce e che rallenta la costruzione di una squadra competitiva.
Conte condizionato dal caso Osimhen
Conte ha sempre spiegato di essere uno spettatore della storia Osimhen - «esistono accordi precedenti al mio arrivo», disse, ma le offerte in questa fase non decollano: il Psg resta in prima fila ma anche in silenzio strategico sia per la differenza di vedute economiche con Adl, sia perché deve vendere Kolo Muani e Gonçalo Ramos; il Chelsea vuole Omorodion e Victor non è mai stato entusiasta di entrare in uno scambio con Lukaku; l'Arsenal lavora per Gyökeres e resta alla finestra; l'Atletico ha preso Sorloth e punta Julian Alvarez, altra occasione che fa gola a tanti. Il fattore positivo? Big Rom vuole solo Conte e lo aspetterà fino alla fine.