Zaniolo, sconfitta per molti

Zaniolo, sconfitta per molti© AS Roma via Getty Images
Alessandro Barbano
4 min

C’è una certezza nel mistero che, alla prima uscita, vede Zaniolo restare fuori squadra e la Roma annunciare un improbabile mal di schiena: il giocatore e il club sono in totale accordo sulla volontà reciproca di disfarsi l’uno dell’altro. Il divorzio è conseguente. Anche perché Mourinho è rimasto alla finestra. Non ha esiliato lui il fantasista, ma certamente non ha detto: m’incateno se Zaniolo va via. E Zaniolo andrà via. Anche se nessuna offerta concreta è ancora giunta alla Roma. E anche se la gestione del caso fin qui non incoraggia i potenziali acquirenti, o locatari.

Zaniolo esce da due pesanti infortuni e da una stagione di rodaggio postoperatorio complessa. Mostra fragilità caratteriali che non sembrano essere state gestite nel migliore dei modi dall’ambiente che lo circonda, società compresa. Questi fattori, messi a confronto con il suo indiscutibile valore, suggeriscono prudenza in un mercato in cui la crisi ha prodotto una caduta verticale della propensione al rischio. Nessuno vuol rischiare, eppure più di qualcuno perderà.

La Roma perderà la sua promessa migliore degli ultimi anni, l’unico che avrebbe avuto in potenza, e forse avrebbe ancora, le qualità per raccogliere l’eredità di Totti. E in ogni caso il giocatore che, dopo quattordici anni di deludenti risultati, ha firmato con una magìa da campione il ritorno al successo del club in una competizione. Mentre a Milano e a Torino si festeggia l’arrivo di desiderati top player, la Roma assiste alla partenza del suo giocatore con la maggiore provvista di tecnica e di esperienza internazionale, Mkhitaryan, e alla rottura, neanche consensuale, con il giovane più dotato. L’arrivo di un rincalzo trentaquattrenne dalla Premier, come Matic, non è una compensazione. E non lo sarebbe da solo neanche l’acquisto di Dybala, per quanto caldeggiato da Mourinho. L’argentino non fa i miracoli in solitudine, e nella Roma senza l’armeno e lo spezzino non avrebbe certamente più compagnia di quanta ne abbia avuta alla Juve nelle ultime due stagioni.

Perderà qualcosa anche il carismatico tecnico portoghese. L’uomo capace di tirare fuori da ciascuno il meglio di sé non sarebbe riuscito ad estrarre da quella strana mescolanza di malte diverse, che è ancora Zaniolo, il cemento della virtù. Che vuol dire costanza, equilibrio e immedesimazione. Se poi queste doti il ribelle fantasista le scoprisse altrove, l’ambiente tutto dovrebbe fare una riflessione.

Il talento non va a peso. E talvolta non si trova in purezza, ma si estrae dalle parti meno nobili con una sapiente chirurgia del corpo e dello spirito. Qualcuno ricorda l’egoismo tecnico, il disordine tattico, l’inconcludenza al tiro di Leao solo due stagioni fa? Se il Milan non ci avesse creduto, il giovane portoghese sarebbe diventato l’attaccante imprendibile e rapace che è oggi? E fuori dal Milan la sua traiettoria sportiva sarebbe stata la stessa? Leao è la potenza infinita che in buona parte è già diventata atto. Zaniolo rischia di essere un’incompiuta che, per molti, racconta una rinuncia


© RIPRODUZIONE RISERVATA