Roma, non solo Zaniolo: ecco perché Tiago Pinto non può prestare i giocatori

Il club giallorosso ha bisogno di incassare per non violare l’accordo Uefa: servono 70 milioni di plusvalenze
Roma, non solo Zaniolo: ecco perché Tiago Pinto non può prestare i giocatori© AS Roma via Getty Images
Roberto Maida
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L’esplosione del caso non era prevedibile ma la Roma aveva già delineato la sua strategia: vendere Zaniolo, magari dopo una grande stagione, senza rinnovargli il contratto. Era un’esigenza stringente di una situazione finanziaria molto preoccupante: il -219 registrato dalla gestione di Tiago Pinto a giugno 2022, record negativo dell’intera storia del club, non poteva non richiedere interventi incisivi sul ridimensionamento dei costi e sull’incremento dei ricavi. Qualcosa si è mosso già in estate, con il taglio del 20 per cento del monte stipendi, ma non basta. Secondo i calcoli del direttore generale, la Roma deve contabilizzare al più presto circa 70 milioni di plusvalenze - quelle vere - per non discostarsi dal piano di rientro economico presentato all’Uefa, secondo il settlement agreement (in pratica un patteggiamento) che ha già certificato una serie di sanzioni e altrettanti impegni: la Roma ad esempio ha già accantonato nel bilancio la multa d 7,5 milioni che forse dovrà pagare quest’anno per il mancato rispetto di alcuni paletti. 

No leasing

Per questo Tiago Pinto non presta i giocatori. Neppure quelli che non servono a Mourinho come Shomurodov, Karsdorp e Viña. Tantomeno può accettare questa soluzione per Zaniolo, che del quartetto è il giocatore più appetibile. Rischierebbe di ritrovarsi nei prossimi mesi a vendere altri pezzi importanti, oltre al serbatoio dei giovani che può sostenere gli sforzi finanziari dei Friedkin a costo di qualche sacrificio tecnico. La scadenza del 30 giugno non è tassativa, perché il piano concordato con l’Uefa è pluriennale: tanto è vero che la Roma è disposta a valutare trasferimenti temporanei purché sia previsto l’obbligo di riscatto, che andrebbe a rinforzare il bilancio della prossima stagione e non di questa. Ma se le società chiedono i giocatori senza impegnarsi per l’acquisto futuro, non danno alcuna garanzia nel breve-medio periodo sulla sostenibilità del conto economico della Roma. 

L'occasione

In questo quadro la penalizzazione della Juventus, se sarà confermata, regala una possibilità imperdibile: se dovesse tornare in Champions League dopo quattro anni di assenza, la Roma risolverebbe una buona parte dei problemi. Perché nelle proiezioni aumenterebbe di circa un terzo il fatturato, ricreando un circolo virtuoso di introiti che bilancerebbero i costi. Aspettando però notizie positive dalla squadra, che ancora è in corsa per tutti gli obiettivi, i Friedkin hanno dato l’alt agli investimenti sull’organico. Questo non significa restare immobili. Significa però che le eventuali partenze saranno compensate da arrivi che, nella somma tra cartellini e ingaggi, costino di meno. Non ci sono alternative nell’immediato, come confermato dalla trattativa per il rinnovo del contratto di Chris Smalling: la Roma rischia di perdere il suo difensore più forte ed esperto a zero perché non ha la forza di pareggiare offerte di stipendio più alte che possono piovere, o sono già piovute, da altre squadre.


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