Non è una novità per Alvaro Morata mettersi seduti a ragionare. Adri, la sua mental coach, gli ha insegnato a non essere troppo esigente con se stesso e a concedersi il lusso di aspettare. Ecco, oggi Alvaro Morata sta aspettando. I suoi ragionamenti li ha fatti da tempo: no alle sirene arabe perché lui non si sente ancora adatto al calcio degli sceicchi - per quanto ricchi - e sua moglie ha ancora troppi interessi in ballo in Europa per lasciare tutto. Non solo: i coniugi Morata, con architetti di fama mondiale, hanno costruito una casa a Torino e una a Madrid e hanno già deciso che, quando Alvaro smetterà, faranno la spola tra l’Italia e la Spagna. Perché lui non vuole allenare, vuole fare l’agente e, magari, dopo la fondazione che porta il suo nome, aprire anche un’agenzia. A Milano lui e Alice si sono conosciuti e sono usciti la prima volta, a Roma potrebbero mettere radici perché tentare un’esperienza così piace a tutti e due. Lei avrebbe a tre ore di treno genitori e fratelli, Alvaro potrebbe fare come Dybala e Mourinho: diventare in poco, pochissimo tempo, un beniamino. Un re. E questo fa tutta la differenza del mondo.
Morata, uomo immagine
Ancora prima dei soldi, dell’ingaggio, degli sponsor (è uomo Adidas come Mou e Paulo), Alvaro ha scelto la Roma, e a Trigoria tutti lo sanno, perché ha scelto l’amore che la città può dargli. Di questo ha parlato con Mourinho. Morata ha ragionato e ha scelto. Dybala (e Oriana con Alice) ci hanno messo il carico. Adesso la palla passa a Tiago Pinto e alla Roma che devono trovare l’accordo con l’Atletico Madrid. I prossimi giorni saranno decisivi. Non per l’intesa con il giocatore, che di fatto c’è già: contratto fino al 2027 a 4,5 milioni netti più 0,5 di bonus a stagione.
Una trattativa piuttosto lunga
Oggi o più probabilmente domani il gm portoghese avrà un contatto diretto con il club spagnolo e gli agenti dello stesso Morata per capire nei dettagli la fattibilità economica dell’operazione. Serve pazienza ma anche astuzia alla Roma, che non vuole farsi bruciare dall’Inter. La chiave potrebbe essere nel prestito oneroso con obbligo di riscatto praticamente certo ai 12 milioni che scatteranno quando l’Atletico depositerà il contratto rinnovato. La chiusura non sembra questione di ore, ma così come Dybala lo scorso anno, Alvaro potrebbe spuntare in Portogallo durante il ritiro della squadra
Un rapporto di lunga data
Morata, che in questi giorni si è allenato con l’Atletico in Spagna, è consapevole di essere stato chiaro con tutte le parti in causa. Chiaro è stato anche Mourinho che con l’attaccante ha un rapporto di vecchia data. Alvaro lo ha raccontato anni fa: «La prima volta che l’ho incontrato gli ho chiesto una foto, abbiamo fatto due chiacchiere e sono partito con la mia famiglia in vacanza. Sono andato a Marbella, mi suona il telefono e dell’altra parte c’era un delegato della prima squadra che mi ha detto: “José ti vuole, devi venire con noi ad allenarti”. Pensavo fosse uno scherzo, ho messo giù il telefono e sono andato in mare. Invece no. Mia madre mi ha chiamato dicendo che era tutto vero e ho parlato con Mourinho e dopo sono andato al Real Madrid in prima squadra». Il legame non si è mai interrotto, tanto che nel 2017 Alvaro era pronto ad andare allo United, salvo poi rinunciare per mancato accordo tra il Real e il Manchester. E pensare che il loro rapporto non era iniziato nel migliore dei modi: «Avevo 17 anni, mi stavo allenando con la prima squadra durante la preparazione precampionato, Casillas venne da me e mi disse che Mourinho voleva parlarmi. Raggiunsi il mister, ma lui mi cacciò dicendo: “Via da qui ragazzo”. Pagai così lo scotto di essere una matricola». Tredici anni dopo Alvaro non è più una matricola e Mourinho non vede l’ora di accoglierlo nello spogliatoio. Altro che mandarlo via...