ROMA - Una trattativa lampo, un guizzo improvviso e la Roma si è assicurata Artem Dovbyk. Ma sebbene l’operazione a qualcuno può essere sembrata semplice e apparentemente senza rischi o pericoli, il club giallorosso ha lavorato, sudato e faticato per arrivare alla fumata bianca. Lina Souloukou e Florent Ghisolfi hanno trattato giorno e notte con il club e il suo agente per arrivare al doppio sì, sono volati a Girona per chiudere nel minor tempo possibile e affidare a De Rossi il suo centravanti prima della partenza per il ritiro in Inghilterra. Ma a regalarglielo sono stati i Friedkin, perché senza il loro - determinante - contributo il capocannoniere della Liga non sarebbe mai salito sul volo per Roma. Mr Dan e suo figlio Ryan hanno parlato tanto con il ragazzo per spiegargli cosa è la Roma e soprattutto cosa vuole diventare. Le ambizioni quindi di un club che punta a crescere non soltanto con la qualificazione alla Champions ma raggiungendo i vertici del calcio internazionale.
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Il sì dopo la chiamata: il retroscena
Parole decisive per convincerlo ad accettare la corte giallorossa. Dovbyk ha detto ai manager romanisti che quando ha visto e sentito Dan ha capito subito che la Roma era la scelta giusta per lui. Non solo: il presidente con i suoi eccellenti rapporti con il City Group e personalmente con Ferran Soriano, ad del Gruppo, ha avuto varie telefonate con lui direttamente su Dovbyk ed è stato la chiave per la chiusura di questo trasferimento. Dan è riuscito a convincere Soriano che la Roma era la scelta giusta per tutti, Girona compreso.
Dovbyk, tutto in otto giorni
E a proposito di parole convincenti, questi ultimi otto giorni sono stati incredibili per i romanisti proprio grazie ai Friedkin. Ryan ha prima presentato il render del progetto stadio di Pietralata, poi insieme al padre ha dato il via libera all’arrivo di Samuel Dahl, poi di Matias Soulé e infine di Dovby. Un’emozione dietro l’altra per i tifosi che adesso possono guardare con ancora più ottimismo al presente e al futuro della Roma. Anche da un punto di vista economico viste le spese della proprietà in questa sessione di mercato. Oltre ai 16 milioni investiti su De Rossi e il suo staff, sono stati sborsati quasi 30 milioni tra parte fissa e bonus per Soulè che vanno ad aggiungersi ai 23 milioni per Le Fée, ai 5 per Angeliño, ai 4,5 per Dahl, ai 2 per Sangarè. In totale, quindi, considerando i quasi 40 per Dovbyk, sono oltre 100 milioni. Un numero che dimostra, ancora una volta, quanto i Friedkin credano nella Roma che sta nascendo.