ROMA - Non bisogna mai smettere di sognare l’amore. A Paulo Dybala sono bastate cinque parole scritte su Instagram alle ore 20.26 per spegnere l’incendio emotivo che divampava nei cuori di un’intera tifoseria: «Grazie Roma, ci vediamo domenica». Qualcuno non ha voluto aspettare: un gruppo di circa cento tifosi ieri sera s’è radunato sotto casa di Paulo che si è affacciato dal balcone ringraziando ancora per tanto affetto, filmando tutto con il telefonino.
È un incredibile, meraviglioso dietrofront. Un dribbling da campione che ha disorientato avidi procuratori, intermediari, faccendieri, fanfaroni. Dybala resta, non si muove, perché il suo posto è questo. Il posto del benessere, della serenità. Il posto dove brilla la passione. Niente Arabia con le proprie ben remunerate restrizioni, niente Al-Qadsiah, società che dovevi cercare sul web per assicurarti di averla scritta correttamente. Solo Roma, solo la Roma. Dalla tristezza alla Joya in 24 ore, le più tormentate e folli della carriera. E se De Rossi vorrà, giocherà subito. Già contro l’Empoli.
La rottura tra Roma e Al-Qadsiah
È possibile che sulla decisione finale abbia inciso la divergenza di valutazioni sul suo cartellino. La Roma, rappresentata al tavolo della trattativa da Lina Souloukou, si era sentita quasi offesa dalla proposta da 3 milioni per la pietra più luccicante della collezione. Visto che i sauditi erano pronti a versarne 8 di commissioni a tutti coloro che avevano favorito il maxi accordo del giorno prima, tre anni a 75 milioni totali, la Ceo pretendeva almeno il pagamento della clausola da 12 scaduta a luglio. C’è stata tensione. E anche, a un certo punto, la sensazione che potesse saltare tutto, perché anche l’acquirente si era irrigidito. Ai delegati dell’Al-Qadsiah era stato prospettato uno scenario che non corrispondeva alla realtà. Non ne facevano una questione di soldi ma di principio. Hanno pensato a un gioco al rialzo e si sono sentiti presi in giro (non dalla Roma, si intende).
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L'intervento di Dybala risolve ogni dubbio
Ma niente sarebbe successo se Dybala non avesse risolto ogni dubbio. Dopo tre settimane di silenzi grigi e di sorrisi forzati, ha spiegato al procuratore Carlos Novel e poi ai dirigenti e ai compagni che non avrebbe più firmato l’accordo. Senza offesa per chi lo aveva cercato ed era pronto a ricoprirlo d’oro per tre anni, ha ritenuto che esistessero elementi più importanti per comporre il suo concetto di felicità. Il ricordo della festa del colosseo quadrato, le lacrime di Budapest, il boato virtuale dei tifosi che lo trattano come un profeta. Tutto gli è passato per la mente suggerendogli di ascoltare il rumore dell’anima. E quella, in un calcio sempre più professionale, gli ha indicato la strada. «Non posso tradire questa gente» ha confidato Paulo a chi gli sta vicino.
Dybala verso il rinnovo automatico con la Roma
Poco importa adesso se a maggio Dybala aveva comunicato a De Rossi che l’avrebbe mollato davanti a una proposta di un top club europeo. Tra la folla impazzita dell’Olimpico e il deserto delle emozioni ha scelto la prima. Tra tredici partite giocate rinnoverà anche il contratto fino al 2026 a cifre altissime ma certo non paragonabili a quelle del piano B. La sua storia con la Roma potrebbe essere ancora molto lunga. Di sicuro è appena ricominciata.