Sorteggio Champions, le palline girano ma nessuno paga

Sorteggio Champions, le palline girano ma nessuno paga© EPA
Ivan Zazzaroni
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TagsUefa

Sulle prime ho riso per non piangere. All’ennesimo intervento radiofonico richiesto sul tema, il quarto nel giro di mezz’ora, mi sono girate un po’. Poi - disarmato e disilluso - ho ripreso a ridere. Sempre per non piangere. Il sorteggio di Champions ha illustrato perfettamente il livello disorganizzativo raggiunto dalle istituzioni calcistiche. Le massime e le minime. L’Uefa - così come la Fifa, quella dei mondiali ogni due anni, che ideona - non scende in campo, non arbitra le partite, non cambia le regole, semmai non le rispetta, l’Uefa non rischia mai in proprio, l’Uefa si deve occupare esclusivamente dei sorteggi e di prender voti, ha rinunciato a esercitare controlli di qualsiasi genere - sarebbe il suo compito principale - al punto da non riuscire a gestire decentemente e in proprio neppure l’estrazione di 16 palline.

Ha bisogno del software di un provider esterno, al quale ha immediatamente attribuito la responsabilità dell’errore. Della serie: io non c’ero e se c’ero dormivo. L’errore non è grave, è gravissimo. Soprattutto perché è stato commesso nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Ovvero durante l’evento di exposure massima e nel periodo della guerra della Superlega. Non accuso di malafede l’imbarazzatissimo Giorgio Marchetti: è persona perbene. Lui. E poi, se fossero stati in malafede, sotto la minaccia di un’azione legale del Real al quale l’abbinamento con il Benfica andava benissimo, quelli dell’Uefa avrebbero scaldato le palline del sorteggio di riparazione - pratica antica e non solo italiana - per evitare che la squadra del “nemico” Florentino finisse col Paris Saint Germain, club tra i più convinti sostenitori del presidente Uefa Ceferin. Puniti entrambi in un colpo solo, perché passare dal Benfica al Psg, o dall’attuale Manchester United al Real, è un po’ come veder sostituito dal proprio avversario Kean con Ronaldo.

In un’azienda normale se sbagli una cosa elementare, denotando un’approssimazione vergognosa (ma le prove non le avevano fatte?) il danno si traduce in soldoni. In un’azienda normale individuano il colpevole e lo rimuovono all’istante. Non essendo - l’Uefa - in grado di svolgere una banale procedura di responsabilità, doverose le dimissioni del presidente. Nel tempo, sarebbe rimasta agli atti una sentenza: «Fu un errore provvidenziale». A proposito, mentre l’Uefa sbaglia di brutto i sorteggi, a Roma arrivano i semafori intelligenti. Tranquilli, in caso di incidente all’incrocio, potrete sempre prendervela con il provider, che è Google. PS. Quelli dell’Uefa sono eletti dalle federazioni secondo un meccanismo politico, ma le conseguenze dei loro errori le scontano i club che non hanno voce in capitolo.


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