Allegri, l’ora più buia

Stasera ad Haifa e fino alla sosta del 13 novembre non sono più ammessi passi falsi per cercare di dare un senso alla stagione
Allegri, l’ora più buia© Juventus FC via Getty Images
Xavier Jacobelli
6 min

O dentro o fuori. Tertium non datur. Siamo soltanto all’11 ottobre, ma tabelle e calcoli sono già proibiti alla Juve. Se vuol dare un senso alla stagione che un senso sinora non ce l’ha, deve vincere sempre, da qui al 13 novembre, quando il campionato si fermerà per il mondiale e la Champions League avrà già stilato la lista delle qualificate agli ottavi di finale. Maccabi, Toro, Empoli, Benfica, Lecce, Psg, Inter, Verona e Lazio: 9 partite in 33 giorni per risalire o affondare. La sconfitta con il Milan è stata bruciante, non soltanto perché negli ultimi quarant’anni in due rare occasioni i bianconeri non avevano ottenuto una vittoria nelle prime quattro gare esterne del campionato. Sebbene assillato dall’emergenza infortuni quanto Allegri, Pioli gli ha impartito una severa lezione di tattica e di gioco, ripiombando la Juve dentro la crisi dalla quale sembrava essere timidamente uscita, grazie ai successi sul Bologna e sul Maccabi nella prima sfida europea con gli israeliani. Invece no. La Juve a San Siro ha retto per venti minuti, poi ha ceduto di schianto e dopo sole nove giornate si è ritrovata ottava, con 10 punti in meno dello scatenato Napoli in fuga a un ritmo forsennato su ogni versante: (13 partite fra campionato e Champions, 11 vittorie di cui le ultime 8 consecutive, 2 pareggi, 35 gol segnati, 9 subiti). 

La Juve si allena per la sfida col Maccabi: c'è anche Chiesa

Dietro il Napoli e davanti alla Juve ci sono Atalanta, Udinese, Milan, Roma, Lazio e Inter. Dieci punti di svantaggio sui partenopei, dieci punti in meno rispetto alla squadra di Sarri che poi vinse l’ultimo scudetto, prima di essere inopinatamente esonerato, come Pirlo che, quando in panchina sedeva lui, nelle prime nove giornate aveva totalizzato quattro punti più di Allegri. Alla Continassa si è spenta la luce e l’ora più buia sembra non finire mai, mentre le critiche martellano l’allenatore, i dirigenti, i giocatori in una stagione che il 4 agosto scorso, a Villar Perosa, aveva visto John Elkann chiedere solennemente «una Juve all’altezza del suo passato» e, non più tardi di cinque giorni fa, Andrea Agnelli scrivere agli azionisti: «Giochiamo per vincere tutto, già da questa stagione». Giochiamo? 

Domanda retorica: la risposta è non giochiamo. Ha forse giocato la Juve a Monza? E ha giocato a San Siro? No che non ha giocato. Sono settimane che milioni di tifosi in ambasce sbattono la testa per capire che cosa non funzioni e come si possa uscire da questa situazione, esaminando a una a uno i fattori della crisi: la preparazione atletica; la tournée nordamericana; gli infortuni; Pogba che prima non si opera e poi si opera; le squalifiche; la gomitata dell’Angelo Custode a Monza; la solitudine di Vlahovic che nella Serbia fa sfracelli e contro il Milan viene sostituito per manifesta inconcludenza; il “divertimento” denunciato dal tecnico di fronte alle ipotesi di esonero al punto che Capello gli ha dato del “battutista”; le contestazioni dei tifosi contro tutti e contro il caro biglietti che svuota troppi posti allo Stadium; il quinto, consecutivo passivo di bilancio. 

Maccabi, Bakhar avvisa la Juve: "Il nostro stadio farà la differenza"

Che fare? Forse, semplicemente, bisognerebbe cercare, trovare, avere finalmente un gioco. Chi ce l’ha di qualità, occupa i primi quattro posti (Napoli, Atalanta, Udinese, Milan). Chi non ce l’ha, sta all’ottavo. Stasera ad Haifa, stadio Sammy Ofer, sicuramente una bolgia, sarà molto dura. All’andata, sul 2-1 per i bianconeri, gli ospiti hanno sfiorato il pareggio da quando, nella ripresa, hanno inserito i quattro giocatori che avevano digiunato sino a un’ora e 23 minuti prima della partita, come prescritto dallo Yom Kippur, la Festa dell’Espiazione. Fra questi Atzili (due pali) e David, i più insidiosi. Il loro digiuno è finito. Calcisticamente parlando, sarebbe ora finisse anche l’astinenza juventina. Un mese fa, dopo il burrascoso epilogo della partita con la Salernitana, Bonucci disse: «Da un paio di stagioni viviamo le partite sulle montagne russe, dobbiamo capire quale sia il problema. Non possiamo regalare dieci, venti minuti a qualsiasi avversario. Quando giochi qui, esiste solo la vittoria; quando non siamo squadra facciamo fatica in tutto. La differenza rispetto alla Juve che vince le partite sta nella mentalità». Bisogna ritrovarla stasera. Torna l’Angelo Custode, anche se non può fare tutto da solo. Vero, Juve?


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Champions, i migliori video