La prima cosa che ha pensato sugli abbinamenti dei quarti di Champions? Innanzitutto l’ha pensata al caldo di Jeddah, 28 gradi, che è sempre il bel vivere di Fabio Capello, uno che non trovi mai nello stesso posto. «Sono in Arabia per il gran premio di formula 1» dice «mi hanno invitato…».
E figuriamoci se un viaggiator curioso come te si tira indietro.
«Ho pensato che le nostre sono state fortunate, tutte e tre. L’Inter poteva prendere ben di peggio. Milan e Napoli
si conoscono, proveranno ad annullarsi, saranno attentissime, è il derby di casa». (Capello è uno che sa far esplodere le contraddizioni del calcio senza perdere un grammo di leggerezza e simpatia).
Qualcuno considera il Napoli favorito per un posto in finale, trascurando il particolare che Spalletti allena giocatori che non hanno un’esperienza internazionale pari a quella degli avversari. A certi livelli la condizione generale e la qualità del gioco possono anche non bastare.
«Quello che dici è giusto. Ma a favore del Napoli, almeno nei quarti, gioca il fatto che affronta un’altra italiana. Della quale sa tutto. Pertanto il fattore internazionalità ha un’incidenza relativa».
Dalla parte opposta…
«… dalla parte opposta c’è il mondo. City-Bayern è il quarto più intrigante. Il nuovo City di Guardiola, quello riveduto e corretto e con più soluzioni di gioco grazie a Haaland, contro il collettivo tedesco addirittura rafforzatosi dopo la partenza di Lewandowski... Anche a Carletto è andata bene, l’ultimo Real si avvicina a quello della scorsa stagione, ha smaltito le tossine del Mondiale. In Qatar era presente tutta la squadra. Il Chelsea ha qualità, risorse, ma manca del centravanti. Che non può essere Havertz».
Ancelotti è la kryptonite degli inglesi: l’anno scorso alzò la coppa battendo di seguito Chelsea, City e Liverpool. Klopp l’ha appena tolto di mezzo, il Chelsea lo ritrova nei quarti e, se passa, rischia di affrontare di nuovo il City.
«Fa di tutto per essere odiato e al tempo stesso stimato e rimpianto».
Quanto avresti pagato per poter allenare un centravanti come Haaland?
«Di solito venivo pagato bene io. (Sorride). Haaland ha indotto Guardiola a cambiare registro, ha aggiunto delle soluzioni e il tema della verticalizzazione, del contropiede. Soluzioni, dicevo: di testa il City segnava poco e quasi sempre con un giocatore piazzato sul secondo palo. Haaland non conosce posizioni naturali, nell’area è uno squalo bianco che nasconde la pinna».
È il pallone a cercare lui.
«Non gli sbatte contro: è lui che si muove bene. Sono gli attaccanti sfigati quelli che dicono che il pallone rimbalza sempre dalla parte opposta».
Qual è stato il punto di forza delle milanesi negli ottavi?
«I portieri, Maignan e Onana. Con interventi decisivi. Il Milan a Londra avrebbe potuto anche vincere, ci ha provato almeno. Carletto la Champions l’ha riportata a Madrid grazie al portiere, a Courtois, e l’ha anche ammesso. Il portiere che para è un vantaggio assoluto. Silvano Ramaccioni raccontava sempre una storiella del suo periodo perugino: l’allenatore dice al portiere: “hai letto i giornali stamattina?” E l’altro: “Sì”. “Hai visto quel titolo: Il portiere salva il risultato?”. “Certo, mister”, risponde. “E allora perché tu non ci salvi mai?”».
Ho sentito di meglio, Fabio. Cosa ti ha colpito maggiormente del Napoli?
«Tante cose, un attimo che ci penso… Di Lorenzo è sempre presente nelle azioni più importanti, sa attaccare e difendere come pochissimi altri terzini. Si può ancora dire terzini? La squadra ha potenziale, è completa, tutti si aiutano. Mi è piaciuto Luciano nell’ultima intervista quando ha detto che vuole alzare il livello delle prestazioni che è già altissimo. Passare dal 93 per cento al 95 è complicato, ma è giusto che lui voglia arrivarci».
Tra Milan e Napoli chi passa?
«Il Napoli. Però attenzione: molto dipenderà dallo stato di forma di Theo e Leao a metà aprile. Quei due possono far saltare qualsiasi pronostico, spezzare equilibri».
E tra Inter e Benfica?
«L’Inter, ma solo se si mette a giocare sul serio. L’Inter è la squadra più forte d’Italia, almeno in potenza».
E tra Real e Chelsea?
«Carletto. Vinicius è uno dei tre migliori attaccanti al mondo insieme a Haaland e Mbappé… Anche Osimhen, tuttavia… Il gol di testa all’Eintracht può farlo soltanto lui. Lo stacco impressionante, la potenza e la precisione che ha messo in quel colpo, fantastico».
Dopo decine di tentativi che hanno investito il ricordo di Gigi Meroni, Domenghini, Sala e Simonsen, Kvara sta finalmente mettendo tutti d’accordo: ha qualcosa di George Best.
«Solo in campo, per sua fortuna».
Le radici aiutano: per questo l’ho ribattezzato Georgian Best.
«Ci sta, ci sta».
Chiudo con City-Bayern.
«Metà e metà. No, Manchester 55, Bayern 45».
Toglimi un’ultima curiosità: perché tu e Sacchi avete opinioni così contrastanti?
«Ognuno vede il calcio alla propria maniera».
Non è stato sempre così.
«Io dico che la fortuna di entrambi è stata la difesa del Milan creata da Liedholm. Vuoi vedere che questa lo fa incazzare...?».
E ride di gusto, indicando all’autista in un ottimo inglese la strada per il Jeddah Corniche Circuit.