No. Non era già tutto previsto. Sarebbe stato impossibile da prevedere il finale di Real-Atletico. È passato ai rigori il Real. È successo di tutto nella partita. Ed è successo di tutto ai rigori. Con Alvarez che scivola modello John Terry, tocca il pallone due volte e il Var gli toglie il gol. Quasi una novità storica. Poi, sbagliano Lucas Vazquez e Llorente. Dal dischetto va Rüdiger. Ancora lui. Come lo scorso anno segna il penalty decisivo nonostante Oblak lo intercetti. Ancelotti ce la fa ancora. Nella serata che sembrava storta. È il tecnico che meglio di ogni altro incarna il Real Madrid. Ha tutto: forza, bravura, resilienza, capacità di non arrendersi mai. E poi anche la fortuna che va sempre da chi se la merita. E adesso il Real Madrid è il naturale favorito della Champions assieme a Barcellona e Psg. Del derby possiamo dire che Simeone, con un gol di vantaggio, non avrebbe mai subito il gol che ha allegramente incassato il Liverpool di Slot ad Anfield contro il Psg. Per segnare all’Atletico, invece, bisogna sudare. Qui non si fa credito a nessuno, figurarsi i regali. Al Metropolitano si è giocata una partita di calcio oggi considerato superato. In realtà è il football. È lo sport. La lettura delle partite attraverso le statistiche è un esercizio altamente opinabile. Anche se va molto di moda. Sono gli episodi a decidere gli incontri di calcio.
La rete di Gallagher dopo appena 27 secondi di gioco. Vinicius che al 70esimo va a calciare il rigore e lo tira alle stelle. Questi sono i fatti. Il resto è l’Atletico Madrid che erige una barriere intelligente, chiude ogni spazio e costringe il Madrid di Ancelotti a procedere con lo sterile titìc e titòc come se il tecnico di Reggiolo fosse un giochista qualsiasi. Senza peraltro rinunciare, soprattutto nel primo tempo, a provare a raddoppiare. In ogni sport il concetto di difesa è fondamentale, solo nel calcio di oggi sembra quasi fastidioso. In questa partita ci sono state le lacune croniche del Real di stagione: la vulnerabilità difensiva, persino strana per una squadra allenata da Ancelotti, e l’incapacità di far male nei momenti decisivi: dal rigore sbagliato da Mbappé a Liverpool, a quello fallito ieri sera da Vinicius. E ciononostante è passato. Adesso la Champions extra-large è arrivata ai quarti di finale. Spagna, Inghilterra e Germania rappresentate con due squadre a testa, Francia e Italia con una.
Nel tabellone tennistico il Psg ha eliminato la testa di serie numero uno (Liverpool) e ritroverà Emery adesso sulla panchina dell’Aston Villa. Emery merita una citazione: allenatore probabilmente sottovalutato che troppo a lungo ha portato addosso lo stigma di quel 6-1 subito otto anni fa dal Barcellona proprio di Luis Enrique in Champions. Da quella parte c’è il Real che affronterà l’Arsenal. Il Barcellona è la squadra oggi considerata favorita nella parte inferiore del tabellone. Yamal è stato l’uomo copertina del turno di Champions: un gol spaziale e un assist da urlo contro il Benfica vittima sacrificale. Giocheranno contro il Borussia Dortmund (finalista lo scorso anno): squadra sempre temibile in Champions. L’altro quarto di finale è quello che ci interessa: Inter-Bayern Monaco. I nerazzurri di Inzaghi sono molto temuti. All’estero l’idea del calcio italiano è sempre la stessa e ne hanno paura: squadre che badano al sodo, calcio essenziale e capacità di andare dritte all’obiettivo.