INVIATO A MILANO - «Missione final». Lo striscione apparso al Montjuic, pochi attimi prima della semifinale di andata, riassume la spocchia blaugrana. Sventolavano le cinque Coppe dei Campioni entrate da tempo nel museo del Camp Nou e avevano già disegnato la sesta, da alzare il 31 maggio a Monaco di Baviera, quasi fosse un evento inevitabile per Yamal e la formidabile macchina da gol allestita da Flick. Erano e forse restano i favoriti, ma di solito coreografie così audaci portano una discreta sfiga e sul campo i fenomeni del Barcellona, prigionieri della presunzione di un allenatore che li costringe a difendere a 35-40 metri dalla porta, sono stati costretti a inseguire l’Inter dall’alba al tramonto dei primi 90 minuti. Da qui, dai vuoti enormi creati tra la linea arretrata e Szczesny, deve partire la notte perfetta di San Siro. Senza il talento ultraterreno di Lamine e il gol annullato per un fuorigioco impercettibile di Mkhitaryan come sarebbe finita? Il 3-3 equivale a uno 0-0 di partenza. Chi vince stasera, stacca un biglietto per la Baviera.
Inter, la finale per chiudere un ciclo d'oro
Per eliminare Yamal forse servirà una botta di culé, come sono ribattezzati i tifosi catalani, ma l’Inter può farcela, l’impresa non è impossibile a patto di ripetere e se possibile alzare un livello già altissimo di prestazione. Inzaghi e il suo staff sanno preparare benissimo le partite, ancora meglio la seconda, lavorando sui correttivi. Ci aspettiamo un altro show. Resiste una differenza sostanziale. Flick terrà Lewandowski in panchina, Simone non ha alternative credibili al recupero di Lautaro. San Siro può dare ulteriore forza. La zavorra mentale dei ko con Bologna, Milan e Roma è stata spazzata via perché la Champions produce uno scatto naturale. Un gruppo di campioni, in larga parte avanti con gli anni, mal sopporta la routine quotidiana e fiuta l’atmosfera speciale. È la partita dell’anno. Una legge non scritta spiega perché l’Inter, pur essendo la più forte, stia lasciando andare lo scudetto ma può tornare in finale due anni dopo Istanbul. È l’ultima possibilità per tanti senatori, si chiuderebbe un ciclo fantastico.