Inter, contro il Barcellona non è impossibile: come Inzaghi può centrare la finale

Tagliare i rifornimenti per Yamal, ritrovare Calhanoglu e gli angoli per bucare la difesa blaugrana. La finale chiuderebbe il ciclo d’oro: è la partita della vita
Fabrizio Patania

INVIATO A MILANO«Missione final». Lo striscione apparso al Montjuic, pochi attimi prima della semifinale di andata, riassume la spocchia blaugrana. Sventolavano le cinque Coppe dei Campioni entrate da tempo nel museo del Camp Nou e avevano già disegnato la sesta, da alzare il 31 maggio a Monaco di Baviera, quasi fosse un evento inevitabile per Yamal e la formidabile macchina da gol allestita da Flick. Erano e forse restano i favoriti, ma di solito coreografie così audaci portano una discreta sfiga e sul campo i fenomeni del Barcellona, prigionieri della presunzione di un allenatore che li costringe a difendere a 35-40 metri dalla porta, sono stati costretti a inseguire l’Inter dall’alba al tramonto dei primi 90 minuti. Da qui, dai vuoti enormi creati tra la linea arretrata e Szczesny, deve partire la notte perfetta di San Siro. Senza il talento ultraterreno di Lamine e il gol annullato per un fuorigioco impercettibile di Mkhitaryan come sarebbe finita? Il 3-3 equivale a uno 0-0 di partenza. Chi vince stasera, stacca un biglietto per la Baviera.

Inter, la finale per chiudere un ciclo d'oro

Per eliminare Yamal forse servirà una botta di culé, come sono ribattezzati i tifosi catalani, ma l’Inter può farcela, l’impresa non è impossibile a patto di ripetere e se possibile alzare un livello già altissimo di prestazione. Inzaghi e il suo staff sanno preparare benissimo le partite, ancora meglio la seconda, lavorando sui correttivi. Ci aspettiamo un altro show. Resiste una differenza sostanziale. Flick terrà Lewandowski in panchina, Simone non ha alternative credibili al recupero di Lautaro. San Siro può dare ulteriore forza. La zavorra mentale dei ko con Bologna, Milan e Roma è stata spazzata via perché la Champions produce uno scatto naturale. Un gruppo di campioni, in larga parte avanti con gli anni, mal sopporta la routine quotidiana e fiuta l’atmosfera speciale. È la partita dell’anno. Una legge non scritta spiega perché l’Inter, pur essendo la più forte, stia lasciando andare lo scudetto ma può tornare in finale due anni dopo Istanbul. È l’ultima possibilità per tanti senatori, si chiuderebbe un ciclo fantastico

 


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Inter-Barcellona, le chiavi tattiche della sfida

Possesso e riaggressione. Come ha spiegato Sommer, l’Inter dovrà alleggerire la pressione blaugrana. I ragazzini terribili di Flick associano il pressing alla qualità del palleggio. Le distanze corte permettono alla difesa di salire. Vanno a caccia del pallone come il Milan di Sacchi senza difensori del calibro di Franco Baresi e Paolo Maldini. Se cala l’intensità, rischiano. Per farli correre a vuoto serviranno precisione e lucidità, limitando la percentuale di errore. Inzaghi, accanto a Barella e Mkhitaryan, ha bisogno di ritrovare Calhanoglu, sotto tono al Montjuic. Dumfries aveva messo in croce Gerard Martin e sfondato perché funzionava il cambio gioco. Flick piazzerà Inigo Martinez a sinistra e sostituirà Koundé con Eric Garcia inserendo Araujo accanto a Cubarsì. Quattro centrali in linea e tutti avanti con il solo De Jong, scudiero di Pedri, a protezione.  

Inter, come fermare il fenomeno Yamal

Il campo a Barcellona pendeva a destra e la palla finiva sui piedi di Yamal, imprendibile come il vento. Si può limitare, ma non azzerare. Ancora meglio sarebbe isolarlo e riuscire a non fargli arrivare il pallone, tagliando i rifornimenti. Lamine può vincere da solo e si esalta tanto più conta la partita, come i grandissimi. Dimarco, Bastoni e Mkhitaryan triplicavano la marcatura senza fermarlo. Liberare spazio per Ferran Torres, Olmo e Raphinha (12 gol e 8 assist in Champions) è la controindicazione, altrimenti il Barça non avrebbe realizzato 160 reti e colpito 35 legni in 55 partite. I 62 gol incassati e i 35 annullati per fuorigioco agli avversari dimostrano la vulnerabilità del sistema. Organizzazione tattica e calci piazzati le risorse dell’Inter: 4 degli ultimi 5 gol nerazzurri (compresi due al Bayern) sono nati da un angolo a favore. Le statistiche sono un altro motivo di ottimismo: con il 66% di possesso, 19 tiri e 91 azioni d’attacco, i blaugrana non hanno vinto al Montjuic. Immaginare che non segnino a San Siro è utopia, ma l’Inter può segnare un gol in più. Come? Costringendoli a stare dietro. 


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INVIATO A MILANO«Missione final». Lo striscione apparso al Montjuic, pochi attimi prima della semifinale di andata, riassume la spocchia blaugrana. Sventolavano le cinque Coppe dei Campioni entrate da tempo nel museo del Camp Nou e avevano già disegnato la sesta, da alzare il 31 maggio a Monaco di Baviera, quasi fosse un evento inevitabile per Yamal e la formidabile macchina da gol allestita da Flick. Erano e forse restano i favoriti, ma di solito coreografie così audaci portano una discreta sfiga e sul campo i fenomeni del Barcellona, prigionieri della presunzione di un allenatore che li costringe a difendere a 35-40 metri dalla porta, sono stati costretti a inseguire l’Inter dall’alba al tramonto dei primi 90 minuti. Da qui, dai vuoti enormi creati tra la linea arretrata e Szczesny, deve partire la notte perfetta di San Siro. Senza il talento ultraterreno di Lamine e il gol annullato per un fuorigioco impercettibile di Mkhitaryan come sarebbe finita? Il 3-3 equivale a uno 0-0 di partenza. Chi vince stasera, stacca un biglietto per la Baviera.

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Per eliminare Yamal forse servirà una botta di culé, come sono ribattezzati i tifosi catalani, ma l’Inter può farcela, l’impresa non è impossibile a patto di ripetere e se possibile alzare un livello già altissimo di prestazione. Inzaghi e il suo staff sanno preparare benissimo le partite, ancora meglio la seconda, lavorando sui correttivi. Ci aspettiamo un altro show. Resiste una differenza sostanziale. Flick terrà Lewandowski in panchina, Simone non ha alternative credibili al recupero di Lautaro. San Siro può dare ulteriore forza. La zavorra mentale dei ko con Bologna, Milan e Roma è stata spazzata via perché la Champions produce uno scatto naturale. Un gruppo di campioni, in larga parte avanti con gli anni, mal sopporta la routine quotidiana e fiuta l’atmosfera speciale. È la partita dell’anno. Una legge non scritta spiega perché l’Inter, pur essendo la più forte, stia lasciando andare lo scudetto ma può tornare in finale due anni dopo Istanbul. È l’ultima possibilità per tanti senatori, si chiuderebbe un ciclo fantastico

 


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