Evitata la figuraccia, evitato il primo passo falso in Conference League. Vista la sofferenza per arrivarci (ai rigori nello spareggio contro l’Akademia Puskas, grazie alla prodezza di De Gea), sarebbe stato beffardo pareggiare la prima in casa contro una squadra di semiprofessionisti gallesi. Ma per riuscirci, dopo un’ora di calcio pressapochistico, c’è voluto l’ingresso di tre titolari. Il nome che portano in giro per il Galles e ora anche in Europa farebbe pensare alla squadra del prete, che si allena all’oratorio e prima della doccia fa anche un po’ di catechismo. E invece The New Saints, rischiando la blasfemia, hanno corso come indemoniati e costretto la Fiorentina tutta nuova a chiudere il primo tempo sullo 0-0. Forza e coraggio, anzi, forza d’animo, le virtù dei nuovi santi.
Fiorentina, poche idee in Conference League
Palladino ne ha cambiati 10 rispetto a Empoli (battuto il record di 9 sostituzioni di Vincenzo Italiano), ha messo insieme una squadra che insieme non ha mai giocato e non lo ha fatto nemmeno ieri sera per un’ora intera. Poche volte si è visto un calcio... all’indietro come quello dei viola, quando andava bene diventava un calcio orizzontale, di attesa, di speranza. La Fiorentina sperava che i gallesi uscissero dalla loro metà campo per trovare lo spazio che invece non le era concesso. Spazio che non trovava nonostante la clamorosa differenza tecnica fra le due squadre, perché i The New Saints, pur con tutta la stima del mondo, non sono l’Empoli, che domenica hanno impedito ai viola di tirare anche una sola volta nello specchio della porta. La differenza c’era ma non si notava. Ecco, dov’era sparita la tecnica dei viola? Nel loro sottoritmo? Nella loro incapacità di verticalizzare (ci ha provato qualche volta Adli ma senza tanta fortuna)? Nelle incertezze che non riesce a risolvere?
La svolta nel secondo tempo
A vedere le italiane in Champions e anche la Lazio in Europa League, la Fiorentina in quei momenti di disagio sembrava appartenere a un sotto pianeta. Nel primo tempo ha avuto anche un paio di occasioni per segnare (e ci mancherebbe), compreso un palo centrato col destro, il piede sbagliato, da Mandragora che si è fatto male all’altra gamba, la sinistra. Anche i gallesi, all’inizio, hanno avuto una mezza occasione però. Zero con errori diffusi da Ikoné, pochissima spinta da Kayode, molta confusione da Parisi, tanti scatti con tagli al centro di Sottil che finiva immancabilmente l’azione con un passaggio indietro. Lo schema più chiaro era il cambio gioco da sinistra a destra di Biraghi per Ikoné: schema irrisolto. La svolta dopo un’ora scarsa quando sono entrati tre titolari, Dodo (mezz’ora fatta molto bene), Kean (in gol) e Gudmundsson, perché era chiaro a tutti, specialmente a Palladino, che continuando così la Fiorentina rischiava un’altra brutta figura. I viola hanno alzato il livello di pericolosità, i gallesi si sono ritirati sempre più e alla fine Adli (un ex milanista a segno tre giorni prima di ritrovare il Milan) ha trovato l’angolo giusto per l’1-0. Pochi minuti e poi anche il timbro di Kean, già al sesto gol stagionale. Almeno il centravanti c’è.