FIRENZE - Adelante con juicio. È l'invito che farà (lo sta già facendo) Raffaele Palladino alla sua squadra come il Gran Cancelliere di Milano Ferrer lo fa al cocchiere Pedro che lo sta guidando tra la folla in tumulto: e se Alessandro Manzoni è venuto a sciacquare i panni (letterari) in Arno a Firenze, allora anche i Promessi Sposi c'entrano qualcosa con la Fiorentina. Che il tecnico campano spronerà all'attacco del Real Betis. Con giudizio.
Fiorentina: un gol, meglio due
Perché Ranieri e compagni hanno l'obbligo di rimontare il gol al passivo dell'andata, quindi ne serve almeno uno per fare pari e patta, poi ne serve un altro senza nel frattempo subirne per ribaltare il risultato e conquistare la terza finale consecutiva di Conference League: e se un gol non viene da solo, figurarsi due. Quindi, ci vuole una Fiorentina d'assalto. Non scriteriati, però, né la Fiorentina e né gli assalti, altrimenti il rischio di esporsi alle ripartenze dei biancoverdi andalusi che hanno già fatto male al Villamarin diventa una certezza. Ma il compito rimane con tutto il suo carico di esigenze inderogabili e per questo Palladino ha già preparato il piano per battere mister mille partite Manuel Pellegrini (per dire se ne avrà viste) e ha cominciato a metterlo in pratica fin dall'altro ieri all'Olimpico, tenendo in panchina all'inizio Beltran e Gudmundsson, Fagioli, Adli e Folorunsho, e concedendo poi loro pochi o pochissimi minuti, o proprio zero come nel caso dell'ex Napoli. Un turnover mirato per garantirsi la freschezza atletica (per quanto possibile alla gara numero 50 in stagione) necessaria allo svolgimento del piano: senza contare che Dodo e Ranieri, non ci sono proprio stati in campo contro la Roma.
Fiorentina, Dodo per forza
Giust'appunto il brasiliano, protagonista atteso con la sua corsa e i suoi inserimenti, con il suo entusiasmo contagioso e le sue verticalizzazioni pallone al piede che sconquassano le difese avversarie e finiscono più spesso che no con un assist: a Siviglia è mancato causa intervento all'appendicite, dopodomani ci sarà. Ma a proposito di inserimenti, fondamentali si rivelano quelli di Ranieri com'è già stato al Villamarin. Il segnale è vederlo staccarsi in fase d'impostazione per essere il trequartista che riceve la sponda, il resto lo fa il feeling particolare del capitano con la Conference League: cinque reti segnate in due edizioni. Qualità si diceva. Quella che garantisce in dosi massicce Nicolò Fagioli. Anche adesso se non è in forma scintillate, anche se non ha gli occhi illuminati, ma illuminanti sono i palloni che escono dai suoi piedi morbidi: con Mandragora in versione super8 e con Adli (un altro che di cifra tecnica ne possiede in abbondanza), se Cataldi non recupera dall'infortunio muscolare patito all'andata, il centrocampo viola ha tutto per costruire e finalizzare come si deve.
Fiorentina, ci pensa Moise Kean
La Fiorentina terrà il comando del gioco perché ha imparato a farlo meglio rispetto a qualche settimana fa, alternando gli attacchi ora per vie laterali con gli esterni e ora per vie centrali, contando sul fraseggio del terzetto dai piedi buoni (ottimi) e sul tramite che si chiama Gudmundsson: l'islandese ha motivazioni speciali. Se la squadra viola è al redde rationem della stagione, lui di più al culmine di una stagione che non è stata come voleva e sperava, ma queste sono le occasioni per darle ancora la forma auspicata. E poi c'è Moise Kean sopra a tutto. Palla a Moise e basta non è mai una soluzione per risolvere. Palla a Moise nel posto giusto e al momento giusto sì che lo è. Palladino lo sa e l'ha messo in cima al piano anti Real Betis. Adelante, Fiorentina: con juicio si può.