Benitez esclusivo: "Napoli, voglio esultare con la tua gente"

«Sì, ho allenato CR7 a Madrid ma nella squadra di Gattuso c’è tanto dei miei due anni napoletani indimenticabili. Vedrò la partita e farò il tifo»
8°: Rafa Benitez (53 vittorie in 95 partite giocate in Champions League)© EPA
Antonio Giordano
4 min

Il tempo è un galantuomo: e ora che la memoria se ne va a spasso per quel labirinto che racchiude in sé un biennio, Napoli (ri)scopre il fascino irresistibile d’una «rivoluzione» socio-economica e che Rafa Benitez, l’hombre vertical, trasforma in status. E’ in quel momento che nasce e si sviluppa il concetto di «internazionalizzazione» - sul mercato ma pure in campo - ed è con Benitez che tra l’Olimpico di Roma e Doha, Napoli si riempie di sé, d’un ruolo autorevole che in quell’istante decolla a livello europeo. In ventiquattro mesi, ma soprattutto nei primi sei, c’è un’evoluzione «antropologica» del calcio, un mutamento genetico, una progettualità che stasera, a Roma, in Napoli-Juventus, concede ancora echi di sé e che Benitez, dalla Cina, in esclusiva per il Corriere dello Sport-Stadio, attraversa con tenerezza e un percepibile filo di malinconia.

Come se la passa, Rafa?

«Sono in quarantena ma riesco a seguire gli allenamenti. Aspettiamo le decisioni del Governo, prima di ricominciare a giocare e provare ad essere protagonista in un campionato difficile, nel quale però vorremmo far bene».

Quando si metterà a letto, stasera, qua si entrerà nel clima di una finale che le appartiene....

«Diciamo che ci sono giocatori che conosco».

Da una parte, nel Napoli: Insigne che trovò e Koulibaly, Ghoulam, Callejon e Mertens che volle; dall’altra, nella Juve, Cristiano Ronaldo che ha allenato a Madrid ed il pipita che portò al San Paolo.

«Però lei capisce che, visto il mio passato e conosciuti i miei sentimenti, io sto con il Napoli. Ho grande rispetto per la Juventus, club che ha Storia indiscutibile, ma i miei due anni partenopei restano indimenticabili. Città meravigliosa e bellissima, pubblico eccezionale, caldo come pochi: spero che il destino sia con loro». [...] 

Doha fu «altro» per voi...

«La Supercoppa dà una dimensione più ampia e poi quel successo lo celebrammo su un palcoscenico internazionale. Dal punto di vista tecnico, penso che giocammo una gran partita contro la Fiorentina, all’Olimpico; ma da quello mediatico e anche ambientale, visto che eravamo in prossimità del Natale, fu più fashion il trionfo in Qatar, che ebbe anche modo di regalare il pathos dei rigori. Insomma, ci furono tutti gli ingredienti per arricchire quella notte e poi, non devo certo ricordarlo io, per i napoletani battere la Juventus dà un sapore particolare». [...]

Cristiano Ronaldo o Mertens, Dybala o Insigne?

«Le partite non sono sfide personali, però è chiaro che chi ha talento ha maggior possibilità di occupare la scena e di imprimere una svolta. Ci sono personaggi di enorme qualità ovunque e fatico a preferirne uno all’altro: se posso sbilanciarmi, e che nessuno si arrabbi, io spero che sia azzurro l’uomo del match».

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