E' giusto non confessare un gol di mano?

Una rete di Pellé con il braccio ha dato vittoria e vetta all’Italia riaccendendo così il dibattito sul fair play
E' giusto non confessare un gol di mano?© ANSA
Ettore Intorcia
2 min

ROMA - In principio fu Diego, e la discussione si sviluppò in una dimensione metafisica, teologica, politica e militare. Perché la “Mano de Dios” trova, nelle parole di Maradona, una piena legittimazione divina: era il castigo piovuto dal cielo sugli inglesi per essere andati laggiù a riprendersi quelle isole che a Londra chiamano Falkland ma che a Buenos Aires sono conosciute e rivendicate come Malvinas. E’ il 22 giugno 1986, il conflitto è lontano quattro anni ma ancora vivo negli occhi e nella mente del popolo argentino. Che gioca in casa quel Mondiale. Che vuole la rivincita. Un pallone che casca dall’alto, la legge di gravità a cui ribellarsi, quella ventina di centimetri tra il campione argentino e il portiere inglese Shilton da colmare: tra la testa di Diego e quel pallone dell’1-0 ecco che spunta qualcosa che lo spinge in rete, per un gol segnato «un po’ con la testa di Maradona ed un altro po’ con la mano di Dio». Geniale anche con le parole, semplicemente geniale.

IL DILEMMA - Ci sono partite che fanno la storia, ma ci sono anche partite normalissime. Però la vittoria è l’unica cosa che conta. E tutto, allora, si riduce a un dilemma: se sia più giusto fare finta di niente e scendere a patti con la propria coscienza, evitando così di danneggiare la propria squadra e i propri tifosi, piuttosto che usare lo stesso braccio galeotto con cui s’è appena spinto il pallone in fondo alla rete per fermare tutto, chiedere scusa all’arbitro e annullarsi da soli il gol, tra spettatori ammutoliti e compagni che smadonnano. Perché quelli, compagni e allenatori, possono al limite perdonarti di essere un po’ brocco negli ultimi dieci metri, possono anche sorvolare su un pallone spedito in curva, ma difficilmente ti perdoneranno di essere poco furbo e smaliziato. Prendi il gol e scappa, in buona sostanza: sempre e comunque. Però poi finisce che ci si pente. Magari non subito. Magari non del tutto. 

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