Malore Eriksen: "I problemi genetici possono uccidere a tradimento"

A Padova da anni un laboratorio conduce ricerche sulle morti improvvise degli atleti: le parole della dottoressa Rampazzo
Malore Eriksen: "I problemi genetici possono uccidere a tradimento"© EPA
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Un cuore sano, allenato allo sport agonistico, sottoposto ai più severi test finora noti per confermarne l’idoneità “senza macchia né dubbi”. Periodicamente controllato in Olanda, in Inghilterra, in Danimarca e, infine, in Italia. Tutti Paesi dove la maglia dei controlli sulla salute dei calciatori è molto rigida e stretta. La causa del malore del 29enne centrocampista della nazionale danese e dell’Inter Christian Eriksen, durante il match Danimarca-Finlandia agli Europei di calcio, resta un mistero: «Non sappiamo ancora cosa sia successo», dice Morten Boesen, responsabile dello staff medico della nazionale danese, che però tranquillizza tutti: «Christian è di buon umore e tutti i test al momento sembrano a posto. È attento e risponde in modo chiaro e pertinente. Il suo cuore batte di nuovo».

Malore Eriksen, perché è successo?

Tranquillizza tutti, ma complica l’anamnesi: che cosa è successo al 43’ della partita? Perché un cuore forte e giovane improvvisamente ha deciso di fermarsi? Per forza di cose, è scientifico pensare alla genetica. Al 98% la causa è un’anomalia cardiaca. Nel cuore di Eriksen c’è stato un cortocircuito nei “comandi elettrici” del ritmo. Un’aritmia ventricolare che porta a fibrillazione (lo sfarfallio dei comandi a vuoto) e al blocco del cuore. Principale possibile malattia: l’anomalia genetica che porta alla cardiomiopatia aritmogena, causa di morte improvvisa (inaspettata e non sospettabile) negli atleti e non solo. In Italia, a Padova, abbiamo il più grande studioso a livello internazionale di morti improvvise negli atleti e anche il laboratorio di genetica che da anni studia il fenomeno fino ad arrivare ad una molecola in grado di correggere l’anomalia genetica che funziona in vitro (...) Alessandra Rampazzo, biologa e genetista dell’università di Padova, da circa trent’anni lavora su questo tipo di patologie cardiovascolari: «Una patologia sottostante c’è di sicuro. E purtroppo queste patologie possono sfuggire anche ai controlli più serrati come quelli dei medici sportivi ma causano più di un quarto degli arresti cardiaci. Penso, appunto, alla cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro» (...) Sulla cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro c’è ancora molto da lavorare: nessun sintomo predittivo, l’innesco può essere uno stress psico-fisico od emotivo, la base è genetica, quando si manifesta spesso è quando uccide. Anche se segnali precedenti potrebbero esserci, ma probabilmente sono talmente lievi da non indurre approfondimenti. «Purtroppo, in alcuni soggetti è veramente difficile da identificare - spiega Rampazzo - fino al primo sintomo che è l’arresto cardiaco. E questo in atleti di alto livello, non solo nel calcio».

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