È la figura di Anthony Taylor ad affascinarci. Quest’arbitro inglese di 45 anni che è un po’ il guastafeste dei fischietti. Lo scorso autunno, in Premier, ha concesso un rigore talmente generoso al Newcastle che persino l’allenatore ha dovuto ammetterlo. La Federazione inglese l’ha punito mandandolo a dirigere una gara di Serie B tra il Preston e il Coventry. I tifosi del Coventry non lo dimenticheranno più: sull’1-1 concesse un rigore ai padroni di casa per un fallo mai avvenuto, una trattenuta che solo Taylor ha visto. Una roba da racconto di Soriano. L’elenco delle disavventure è lungo. Quel che affascina è la sua capacità di rimanere sempre saldo in sella, come se nulla fosse avvenuto.
Al di là del rigore non dato, la sua direzione di gara di Spagna-Germania è stata disastrosa. Quindici cartellini gialli sono l’impietosa fotografia di una partita mai avuta in pugno. E il giallo più ovvio, quello a Kroos per la brutta entrata sul poveri Pedri, non l’ha estratto. Un’ammonizione talmente evidente che nella lettera di addio al calcio Kroos ha trovato lo spazio per scusarsi con lo spagnolo.
È un personaggio da fumetto, Taylor. È l’Ovrebo contemporaneo. Ovrebo è l’uomo che ancora popola gli incubi di Drogba e a cui Guardiola deve la sua prima Champions, molto più che a Messi. Ma Taylor ci ricorda un altro fischietto del passato: Volker Roth, tedesco, l’arbitro che odiava i gol capolavoro. Ne annullò uno bellissimo a Platini in finale di Coppa Intercontinentale e uno strepitoso a Rummenigge in Coppa Uefa contro i Rangers Glasgow. Entrambi in acrobazia. Fu l’unico al mondo a vedere gioco pericoloso. Forse era invidia del gesto atletico. Ecco, probabilmente la soluzione è freudiana. Il vero sogno di Taylor era quello di fare il portiere. Per cui sarà sempre indulgente con i falli di mano.