3. Dormire in attacco
Agganciato al capitolo precedente, ecco un altro pericolo che dobbiamo evitare. Chiesa, Scamacca e Pellegrini hanno avuto buoni voti nelle pagelle dei giornali, voti meritati, ma a tutt’e tre è mancato lo spunto decisivo. Hanno segnato un difensore (Bastoni) e un centrocampista (Barella) su assist di un terzino (Dimarco). Insomma, guardando alle prossime partite quei tre (o chi per loro, se Spalletti cambierà il tridente d’attacco) dovranno darsi una mossa.
4. Cambiare testa
Conoscendo il ct, questo è un rischio che il suo gruppo non correrà. Comunque è sempre meglio chiarire il concetto. Come detto nella premessa, la vittoria sull’Albania ha portato con sé tante buone indicazioni. Un miglioramento netto sul piano fisico e atletico, per esempio, ora la squadra è brillante, un passo avanti nello sviluppo della manovra, il ritorno al top di Barella. Ma se pensiamo di aver risolto tutti i problemi dopo il 2-1 sull’Albania è un guaio. La fragilità tecnica dei nostri avversari è paragonabile finora solo alla Scozia tramortita dalla Germania con cinque gol. È un bel passo, ma è solo il primo e contro l’avversario più debole. Per ripartire bene, dobbiamo cancellare Dortmund.
5. Eccessi di esuberanza
La Nazionale del primo tempo contro l’Albania è la squadra con l’età media più bassa (26 anni e 287 giorni) schierata agli Europei a partire dal 22 giugno 1988 contro l’Unione Sovietica (25 anni e 2 giorni), allora allenata da Azeglio Vicini. La freschezza dei giovani ci ha spinto in avanti senza perdere qualcosa sul piano della personalità, basta vedere la partita di Calafiori alla sua terza presenza in azzurro, la seconda da titolare. Però ora che ci aspettano due nazionali stracolme di esperienza internazionale non dovremo esagerare in esuberanza, dovremo capire i momenti in cui spingerla al massimo e i momenti in cui raffreddarla.
6. Qualità spagnola
Se dovessimo indicare il primo dei 10 pericoli che aspettano l’Italia diremmo proprio questo, il livello tecnico, individuale e collettivo, della Spagna. Servirà una partita di sofferenza, non in punta di bulloni ma con polpacci saldi. Anche tre anni fa sembrava di un altro pianeta, però in qualche modo l’abbiamo contenuta, fermata e poi eliminata ai rigori. Ora è cambiata, non tiene più la palla per far girare la testa (e le scatole) agli avversari, non annoia, ora va dritta alla mèta.
7. Rodri e Fabian
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Italia, anatomia del rischio: ecco le dieci trappole da evitare
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3. Dormire in attacco
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8. Libertà a Yamal