Italia, anatomia del rischio: ecco le dieci trappole da evitare

Concentrazione, più precisione offensiva e tanta umiltà per crescere. La tecnica di Rodri, Fabian e Modric è l’ostacolo tra Spalletti e gli ottavi
Alberto Polverosi
Quando la paura di non farcela è tanta, anche una vittoria sull’Albania (la quinta su cinque sfide) assume i contorni di un grande successo. Sia chiaro, lo è stato davvero sul piano del gioco, delle occasioni create, del controllo dell’iniziativa, lo è stato un po’ meno se si pensa alla modestia tecnica e alla sorprendente fragilità caratteriale degli albanesi. In ogni caso è stato un bel passo avanti per l’Italia e per Spalletti, che ora sono attesi dalla partita più impegnativa del girone. Quanto abbiamo sbagliato al debutto, non potremo sbagliare di fronte alla squadra di De la Fuente se vogliamo (dobbiamo) puntare alla qualificazione. Dopo la prima giornata del nostro gruppo, abbiamo individuato 10 pericoli che gli azzurri devono eliminare per arrivare agli ottavi. Conosci il pericolo, cancella il rischio.  

1. Cali di tensione

Come ha detto Spalletti con un efficace toscanismo, questa squadra ha sempre la bischerata in canna. Bischero, spiegazione per i non toscani, è una persona ingenua, sciocca, il pirla milanese. A Dortmund il fucile delle bischerate azzurre era in realtà una doppietta, la prima l’ha sparata Dimarco sul gol di Bajrami, la seconda tutta la difesa (Calafiori in testa) sull’occasione nel finale di Manaj, quando ci ha salvato un’anca di Donnarumma. Se facciamo due regali così alla Spagna e alla Croazia, ci impallinano. Tensione al massimo, dall’inizio alla fine. 

2. Errori in zona gol


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3. Dormire in attacco

Agganciato al capitolo precedente, ecco un altro pericolo che dobbiamo evitare. Chiesa, Scamacca e Pellegrini hanno avuto buoni voti nelle pagelle dei giornali, voti meritati, ma a tutt’e tre è mancato lo spunto decisivo. Hanno segnato un difensore (Bastoni) e un centrocampista (Barella) su assist di un terzino (Dimarco). Insomma, guardando alle prossime partite quei tre (o chi per loro, se Spalletti cambierà il tridente d’attacco) dovranno darsi una mossa. 

4. Cambiare testa 

Conoscendo il ct, questo è un rischio che il suo gruppo non correrà. Comunque è sempre meglio chiarire il concetto. Come detto nella premessa, la vittoria sull’Albania ha portato con sé tante buone indicazioni. Un miglioramento netto sul piano fisico e atletico, per esempio, ora la squadra è brillante, un passo avanti nello sviluppo della manovra, il ritorno al top di Barella. Ma se pensiamo di aver risolto tutti i problemi dopo il 2-1 sull’Albania è un guaio. La fragilità tecnica dei nostri avversari è paragonabile finora solo alla Scozia tramortita dalla Germania con cinque gol. È un bel passo, ma è solo il primo e contro l’avversario più debole. Per ripartire bene, dobbiamo cancellare Dortmund. 

5. Eccessi di esuberanza

La Nazionale del primo tempo contro l’Albania è la squadra con l’età media più bassa (26 anni e 287 giorni) schierata agli Europei a partire dal 22 giugno 1988 contro l’Unione Sovietica (25 anni e 2 giorni), allora allenata da Azeglio Vicini. La freschezza dei giovani ci ha spinto in avanti senza perdere qualcosa sul piano della personalità, basta vedere la partita di Calafiori alla sua terza presenza in azzurro, la seconda da titolare. Però ora che ci aspettano due nazionali stracolme di esperienza internazionale non dovremo esagerare in esuberanza, dovremo capire i momenti in cui spingerla al massimo e i momenti in cui raffreddarla. 

6. Qualità spagnola

Se dovessimo indicare il primo dei 10 pericoli che aspettano l’Italia diremmo proprio questo, il livello tecnico, individuale e collettivo, della Spagna. Servirà una partita di sofferenza, non in punta di bulloni ma con polpacci saldi. Anche tre anni fa sembrava di un altro pianeta, però in qualche modo l’abbiamo contenuta, fermata e poi eliminata ai rigori. Ora è cambiata, non tiene più la palla per far girare la testa (e le scatole) agli avversari, non annoia, ora va dritta alla mèta. 

7. Rodri e Fabian


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Contro l’Albania abbiamo ritrovato il miglior Jorginho che, come era capitato al fantastico Kroos contro la Scozia, ha fatto un partitone per meriti personali e demeriti altrui: nessuno lo ha marcato. Spagna e Croazia non gli concederanno tutto quello spazio. Il pericolo contro Fabian Ruiz e Rodri è proprio quello di lasciare a quei due fenomeni l’iniziativa. Se accadrà, per noi diventerà il primo problema. 

8. Libertà a Yamal

Altro rischio non da poco riguarda la presenza sul versante destro dell’attacco spagnolo del più giovane calciatore nella storia degli Europei, Lamine Yamal. Regalargli un metro, solo un metro, può trasformarsi in un disastro. In quella zona gioca Dimarco, però è il terzino che spinge di più, basta un capovolgimento di fronte e Yamal, se parte palla al piede, non lo prendiamo più. Resterà più indietro l’interista? Vediamo, il pericolo c’è. 

9. Fare subito i conti

Se non perdiamo con la Spagna, il pericolo della Croazia (che abbiamo battuto una sola volta più di 80 anni fa, nel ‘42, e negli otto incroci successivi abbiamo perso tre volte) diminuisce un po’. Vincendo saremmo qualificati, con un pareggio saliremmo a quattro punti e la Croazia, battendo l’Albania, arriverebbe a tre, quindi nello scontro diretto avremmo due risultati su tre. Lo stesso accadrà se riusciremo a conservare una migliore differenza-reti, ora noi siamo a +1 e loro a -3, 4 gol di differenza. Ecco, tutti questi conti è meglio se li facciamo noi, sul giornale, la Nazionale non deve pensarci. Tabelle da bandire nel ritiro di Iserlohn. 

10. La fine della Croazia

Se Croazia-Italia di lunedì prossimo a Lipsia sarà decisiva, che a nessuno venga in mente di affrontare una squadra finita, perché la Croazia non lo è mai. Se contro la Spagna ha dato questa impressione, che venga subito cancellata dalla mente degli azzurri. Una nazionale così orgogliosa, con un capitano come Modric, non molla prima di aver dato tutto, ma proprio tutto. 

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Quando la paura di non farcela è tanta, anche una vittoria sull’Albania (la quinta su cinque sfide) assume i contorni di un grande successo. Sia chiaro, lo è stato davvero sul piano del gioco, delle occasioni create, del controllo dell’iniziativa, lo è stato un po’ meno se si pensa alla modestia tecnica e alla sorprendente fragilità caratteriale degli albanesi. In ogni caso è stato un bel passo avanti per l’Italia e per Spalletti, che ora sono attesi dalla partita più impegnativa del girone. Quanto abbiamo sbagliato al debutto, non potremo sbagliare di fronte alla squadra di De la Fuente se vogliamo (dobbiamo) puntare alla qualificazione. Dopo la prima giornata del nostro gruppo, abbiamo individuato 10 pericoli che gli azzurri devono eliminare per arrivare agli ottavi. Conosci il pericolo, cancella il rischio.  

1. Cali di tensione

Come ha detto Spalletti con un efficace toscanismo, questa squadra ha sempre la bischerata in canna. Bischero, spiegazione per i non toscani, è una persona ingenua, sciocca, il pirla milanese. A Dortmund il fucile delle bischerate azzurre era in realtà una doppietta, la prima l’ha sparata Dimarco sul gol di Bajrami, la seconda tutta la difesa (Calafiori in testa) sull’occasione nel finale di Manaj, quando ci ha salvato un’anca di Donnarumma. Se facciamo due regali così alla Spagna e alla Croazia, ci impallinano. Tensione al massimo, dall’inizio alla fine. 

2. Errori in zona gol


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