Una grande Spagna, all'altezza della sua fama, entra brillantemente negli ottavi di finale dell'Europeo; la deludente Italia è ancora in corsa, ma, adesso, deve battere la Croazia o quantomeno pareggiare nell'ultima partita del girone. La squadra di De la Fuente ha nettamente meritato la vittoria che sarebbe stata ancora più rotonda, se sulla sua strada non avessi trovato un gigantesco Donnarumma. Sotto il piano atletico e tecnico, gli azzurri hanno malamente steccato la prova di maturità: troppi gli errori e le imprecisioni, urticanti i passaggi sbagliati per scampare al verdetto del campo, deciso dalla jellata autorete di Calafiori. Non tragga però in inganno il risicato risultato finale: Unai Simon non è mai stato costretto a una parata degna di questo nome e mai l'Italia ha dato l'impressione di pareggiare. La Nazionale ha pagato dazio perché è stata lenta, macchinosa, irriconoscibile rispetto alla gara con l'Albania, soprattutto rispetto al primo tempo contro l'Albania, mai capace di rompere il grande ritmo avversario.
Italia, con la Spagna "sotto livello"
L'autocritica di Spalletti è stata schietta e quando dice che l'Italia è stata "sotto livello", dice il vero, mettendo il dito nella piaga. Il ct aveva dato un evidente attestato di fiducia ai suoi, rimettendo in campo la stessa squadra della gara inaugurale. Il primo tempo è stato di netto, totale appannaggio delle Furie Rosse che, onorando il loro nome di battaglia, hanno aggredito subito gli azzurri, creando quattro nitide occasioni da gol, tre delle quali prodigiosamente sventate da San Gigio da Castellammare di Stabia. Era prevedibile, conoscendo il tasso tecnico avversario e l'Italia impaurita e balbettante, ha barcollato. riuscendo raramente ad affacciarsi dalle parti di Unai Simon, mai impegnato da un tiro in porta degno di questo nome. A centrocampo, è affondato Jorginho che non ha retto il ritmo iberico, frastornato dal movimento continuo di Rodri, Cucurella, Fabian Ruiz Yamal, Williams, migliore in campo, letteralmente una spina nel fianco della difesa e, soprattutto, incubo di Di Lorenzo. In attacco, Scamacca e Chiesa hanno giocato male i pochi palloni toccati, anche se è vero che dalle difficoltà del pacchetto centrale è nata la scarsità di rifornimenti per l'atalantino e per il bianconero, sistematicamente avulsi dal gioco.
Italia timorosa e impaurita: Donnarumma unico gigante
Il gong dell'intervallo è stato benedetto poiché l'impressione era che, da un momento all'altro, la Spagna potesse passare e ripassare. Le urla di Spalletti ("Non giocate! Non va bene così!"), hanno spiegato tutto. Dopo l'intervallo, il ct ha cambiato: Cristante e Cambiaso per Jorginho e Frattesi: il romanista si è fatto subito ammonire per il brutto fallo su Rodri. Di nuovo, la ripresa è stata lastricata di ripetute sofferenze per la Nazionale, timorosa e impaurita di fronte a una Spagna padrona del campo e meritatamente in vantaggio, anche se grazie allo sfortunato autogol di Calafiori; poi vicina al raddoppio con Yamal, poi respinta dalla traversa che ha negato allo scatenato Williams il 2-0. Fuori Scamacca e Chiesa, dentro Retegui e Zaccagni, mentre gli irriverenti olé dei tifosi spagnoli hanno scandito il passare dei minuti. L'Italia ha avuto un sussulto d'orgoglio nell'ultimo quarto d'ora. Spalletti le ha tentate tutte, inserendo anche Raspadori, però non c'è stato verso e, nel recupero, per due volte ancora Donnarumma ha negato il secondo gol alla Spagna, unico gigante di una piccola Italia.