Milan, Stankovic ringhia: "Gioco il mio derby e poi tifo Inter"

L'allenatore della Stella Rossa giovedì sfiderà i rossoneri a San Siro per il ritorno dei sedicesimi di Europa League: "Loro restano favoriti, ma noi non partiamo battuti"
Milan, Stankovic ringhia: "Gioco il mio derby e poi tifo Inter"© Getty Images
Andrea Ramazzotti
5 min

Dejan Stankovic domani sera entrerà per la prima volta da allenatore a San Siro e, nello stadio che si vede dalla casa dove abita tutt’ora la sua famiglia, cercherà un’altra impresa. Dopo il 2-2 acciuffato in pieno recupero giovedì scorso, la Stella Rossa per passare agli ottavi deve vincere e, anche se il Milan è reduce da tre incontri senza successi, per i biancorossi non sarà facile. Deki lo sa, ma come al solito non ha gettato la spugna. «Loro sono senza dubbio favoriti, ma non partiamo battuti» ha spiegato facendoci tornare in mente le interviste di 10-15 anni fa, quando era un centrocampista totale che non mollava mai e spesso segnava reti... impossibili. «Adesso sono invecchiato» ha proseguito schernendosi, ma in realtà lo spirito è sempre lo stesso: il guerriero Stankovic è pronto a guidare la sua truppa in quello che per lui sarà un derby, una gara che quando giocava etichettava come «da testa fredda e cuore caldo». Il Diavolo non può che guardare con preoccupazione a questo incrocio con il serbo che da calciatore qualche dispiacere glielo ha infl itto. Stankovic ha cambiato ruolo, ma spera che la storia si ripeta. A Milano si sente a casa, non in trasferta, e certo non è venuto per salutare i familiari.

Stankovic, quanto è orgoglioso di tornare alla guida della Stella Rossa nella “sua” Milano per una partita che può valere gli ottavi di Europa League?
«Moltissimo. Se mi avessero prospettato uno scenario simile un anno fa, non ci avrei mai creduto e invece eccoci qua, a giocarci il passaggio del turno in Europa dopo aver vinto il campionato sulla panchina della società dove sono cresciuto. Sono felice e orgoglioso di ciò che stiamo facendo».

Sei punti di vantaggio e una partita in meno rispetto al Partizan secondo: la Stella Rossa in patria sta volando e punta al bis nella Superliga.
«Avevamo chiuso bene il 2020 e siamo ripartiti ancora più forte visto che abbiamo ottenuto tre vittorie di fila in trasferta contro avversari tosti e soprattutto su campi fangosi o ghiacciati. Abbiamo dimostrato forza e carattere lanciando un segnale inequivocabile alla concorrenza».

E avete fermato anche il Milan al Marakana.
«Con merito, aggiungo io. È vero che il 2-2 è arrivato nel recupero, ma siamo stati coraggiosi e ci abbiamo creduto fino all’ultimo. Loro stanno lottando per lo scudetto e hanno costruito una grande squadra, ma non ci siamo arresi e quel risultato ci ha dato forza ed energia. Soprattutto per come lo abbiamo conquistato ovvero mostrando coraggio e non difendendoci. Ho visto i miei uomini andare in campo a petto in fuori per giocare una grande partita. Proprio come piace a me. La differenza di qualità non si discute e il Milan resta favorito per il passaggio del turno, ma non molleremo fino alla fine».

Sa che le immagini e le foto di lei che, all’andata, esulta a braccia alzate dopo la rete del 2-2 di Pavkov hanno fatto impazzire i tifosi interisti?
«Anche quelli della Stella Rossa... (sorride, ndr) Quel pareggio è stato importante per i giocatori, lo staff tecnico, la dirigenza e la nostra gente. Soprattutto perché lo abbiamo ottenuto in dieci contro undici, dopo che non ci eravamo arresi a una sconfitta che sembrava quasi sicura».

La Stella Rossa ha lo spirito guerriero del suo allenatore?
«Se lo dite, mi fate un bel complimento. Lo sapete, io da calciatore non mollavo mai e vedere che anche i ragazzi danno sempre tutto, per me è una gioia».

Domani sera San Siro sarà deserto, ma tanti interisti seduti a casa davanti alla tv, tiferanno per lei. Cosa vuole dire loro?
«Che sono molto contento e li abbraccio. La vita è bella anche per questo e certe dimostrazioni d’affetto sia da parte della gente sia di tanti ex compagni mi fanno capire che all’Inter ho lasciato un bel ricordo. Ho sempre sudato la maglia mettendo in campo il mio cuore e rispettando al massimo un club dove c’erano un gruppo eccezionale di campioni e un grande presidente come Moratti. Insieme a loro e ai nostri fantastici tifosi abbiamo scritto la storia e vinto tutto quello che potevamo vincere».

Tutti gli approfondimenti sull’edizione del Corriere dello Sport – Stadio

 

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA