Europa League, ecco perché Roma e Juve possono arrivare in finale

Dall'esperienza di Allegri e Mourinho alla qualità di Dybala e Di Maria: questa è vera
Alberto Polverosi
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Juventus e Roma, appuntamento sulle rive del Danubio il prossimo 31 maggio. La strada per Budapest è lunga, in certi momenti sarà tortuosa, con qualche curva a gomito, ma Juve e Roma hanno quasi tutto per ripetere una finale europea solo italiana, come spesso ci è capitato negli anni Novanta in Coppa Uefa, la mamma dell’Europa League, con quattro finali di sola Serie A in meno di un decennio.

Perché Roma e Juve possono arrivare in finale di Europa League

Hanno la stessa compattezza, la stessa concretezza, lo stesso pensiero di squadra. In un’Europa che si sta riformando (solo il Napoli è la fantastica eccezione), fino a riattingere alla scuola della difesa e del contropiede (un caso su tutti fra le grandi, il Barcellona che domina la Liga), Juventus e Roma hanno molto da insegnare. Sono squadre solide e mentalmente allenate per gli scontri con le stelle dell’Europa League. Hanno un giocatore “unico” in squadra, Di Maria e Dybala. Certo, il Manchester United può esporre una straordinaria argenteria, da Bruno Fernandes a Rashford, da Casemiro a Fred, ma se parliamo di qualità pura, di essenza tecnica, i due argentini del nostro campionato stabiliscono ancora oggi una differenza. Può bastare l’etichetta di campioni del mondo.

Roma e Juve, la differenza la fanno Mourinho e Allegri

Ma la vera distanza che le due squadre italiane sono in grado di stabilire col resto della compagnia di questa Coppa risiede in panchina, sta nei due personaggi che agitano la partita, Massimiliano Allegri e José Mourinho. Max è l’ultimo allenatore italiano ad aver portato una squadra italiana in finale di Champions League (due volte la Juventus nel secondo decennio del Duemila), Mou è l’ultimo allenatore ad aver portato una Champions in Italia (a casa dell’Inter nel 2010). Nessun altro tecnico di questi quarti di Europa League ha raggiunto quei livelli in campo europeo. Il più esperto è ten Hag che guida l’United, ma per il tecnico olandese solo titoli nazionali, come Amorim (Sporting Lisbona), mentre Sampaoli ha ripreso la sua carriera europea soltanto l’anno scorso dopo una prima lontana stagione a Siviglia nel 2016-17. Slot (Feyenoord) sta creando interesse intorno a sé e al suo calcio, però è diventato responsabile tecnico da appena tre anni, e della stessa attenzione gode il giovane belga Geraerts (classe ‘82) che ha preso la guida dell’Union Saint-Gilloise solo dall’inizio di questa stagione. L’unico che conosce il continente per averlo frequentato (e conquistato) è Xabi Alonso, ma quando giocava con Liverpool e Real Madrid, da allenatore del Bayer Leverkusen anche lui è proprio all’inizio. Se nelle coppe l’esperienza ha un peso, Allegri e Mourinho partono con un piede di vantaggio.

Gli ostacoli di Roma e Juve verso la finale

Il primo ostacolo non è facile per nessuno dei due e se andranno avanti, il passo successivo potrebbe essere molto, ma molto più impegnativo per la Juventus che potrebbe incrociare il Manchester United, la squadra più forte di tutta l’Europa League. Intanto Max e Mou dovranno puntare su Sporting Lisbona e Feyenoord, ben sapendo che in Coppa le squadre si trasformano. Il caso dello Sporting è a dir poco clamoroso: in 210', con l’aiuto di un po’ di fortuna e di un portiere fenomenale come Adan, ha eliminato la capolista della Premier League, l’Arsenal di Arteta. Ecco, lo Sporting nel campionato portoghese è al quarto posto, a -15 dal Benfica, ma soprattutto a -5 dal Braga che, negli spareggi di Conference League fra andata e ritorno ha preso 7 gol dalla Fiorentina, ma potevano essere tranquillamente una decina. Mou invece conosce bene il Feyenoord, l’ha battuto a Tirana nella finale della Conference quando Zaniolo vestiva ed esaltava (come accadde quella sera) la maglia giallorossa. E’ passato quasi un anno, Zaniolo è lontano, Mourinho è sempre più dentro la Roma.


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